Roma, mercoledì 15 maggio 2024, la Juventus si trovava davanti l'Atalanta per la conquista della Coppa Italia, l'unico trofeo che i bianconeri potevano verosimilmente sperare di alzare in questa stagione. La partita viene sbloccata dopo appena quattro minuti da Dusan Vlahovic che sfrutta un perfetto suggerimento di Cambiaso per controllare e calciare di destro infilando Carnesecchi, il risultato del match non cambierà e la Juventus alzerà il suo primo ed unico trofeo stagionale. In questo caso però la partita ed il risultato ottenuto hanno fatto solo da cornice agli episodi più eclatanti della serata ed alla loro, inaspettata, conseguenza.
Nei minuti finali del match il tecnico della Juventus, Massimiliano Allegri, è andato in completa escandescenza verso l'operato dell'arbitro, Sig. Maresca. L'allenatore bianconero, come spesso accade, ha fatto volare via la sua giacca e questa volta pure la cravatta, rivolgendosi a muso durissimo nei confronti del quarto uomo e urlando a favore di microfono l'ormai celeberrima domanda "Dov'è Rocchi?", con il risultato di vedersi sventolare sotto il naso un inevitabile cartellino rosso a cui saranno aggiunte successivamente due giornate di squalifica ed un'ammenda economica. Lo show del Massimiliano furioso è poi proseguito durante la celebrazione per la vittoria della Coppa con il livornese che, ripreso dalle telecamere, allontana con gesti piuttosto plateali qualcuno che si era avvicinato a lui ed in molti hanno identificato in Giuntoli il destinatario di questo gesto. In ultimo la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il l'alterco con il direttore di Tuttosport Guido Vaciago, alterco fortunatamente violento solo a parole e con lo strappo ricucito già qualche giorno dopo con la visita di Allegri proprio presso la sede del quotidiano sportivo.
Le conseguenze di questa esplosione di rabbia sono state a dir poco catastrofiche. Nella giornata di venerdì 17 il tecnico è stato ufficialmente sollevato dalla guida della prima squadra juventina, con l'ipotesi di "licenziamento per giusta causa" di cui si vocifera sommessamente per il mancato rispetto del codice etico della società juventina da parte di Massimiliano Allegri. Di pochi minuti fa è invece l'ufficialità che a guidare la Juventus per gli ultimi due impegni di campionato sarà Paolo Montero, allenatore della formazione Under 19, che proprio ieri ha chiuso il suo campionato, e pro-tempore quello della prima squadra.
Tutta questa vicenda ha moltissime sfaccettature e moltissimi punti di vista differenti, tutti rispettabili finché non si scende nell'offensivo.
Dal punto di vista meramente calcistico l'addio di Allegri era già nell'aria da diverso tempo. Il ciclo del tecnico livornese era ormai concluso e la seconda parte di questa stagione era stata quasi di sofferenza con dei risultati e delle prestazioni ai limiti dell'imbarazzante. Non a caso la migliore partita da febbraio in poi è stata proprio la finale di Coppa Italia, un match dove, di fatto, non era necessaria alcuna preparazione emotiva, segno che il tecnico non riusciva più a trasmettere più alcun segnale ai suoi ragazzi, al di là delle mere istruzioni tattiche e sulle posizioni da tenere in campo. Dopo una prima parte di stagione costellata da prestazioni positive e soprattutto risultati al di sopra delle attese, il pareggio di Empoli e la sconfitta con l'Inter hanno scavato un solco psicologico da cui i bianconeri non sono più stati capaci di uscire.
Statistiche alla mano se ne va uno degli allenatori più vincenti della storia juventina. Un tecnico arrivato per la prima volta a Torino in fretta e furia dopo l'improvviso addio di Antonio Conte e che ha saputo regalare alla Vecchia Signora qualcosa come 5 Scudetti consecutivi, 5 Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane, sfiorando per due volte anche la Champions League, venendo battuto in finale dalle due corazzate spagnole Barcellona prima e Real Madrid poi. Un allenatore che ha saputo sfruttare tutto il talento a sua disposizione senza mai prendersi troppo sul serio ed anzi cercando sempre di alleggerire ogni tipo di situazione con la tipica ironia dei toscani, risultando perciò spesso inviso anche a qualcuno che il calcio lo vive fin troppo seriamente.
Il dispiacere più grande però è quello che si prova quando si affronta la vicenda dal punto di vista umano. Allegri è arrivato a Torino sommerso di insulti per via del recente trascorso sulla panchina del Milan, ma con il passare delle giornate ha saputo conquistare il cuore di tutti gli amanti della Vecchia Signora. Dopo l'inevitabile conclusione del suo primo ciclo durato cinque, vincenti, anni, il tecnico è stato richiamato in fretta e furia dopo le esperienze non esattamente soddisfacenti sotto le guide di Pirlo e Sarri, Allegri è arrivato a Torino con il compito di risanare un ambiente depresso e con ambizioni ben inferiori rispetto a quello che lui aveva lasciato solamente due anni prima. Il suo secondo ciclo è stato però sconvolto dalle vicende extra-campo e soprattutto nella passata stagione il livornese si è trovato ad essere lasciato in completa balia delle tempeste mediatiche e giuridiche con la squadra che ad un certo punto della stagione non sapeva più neanche quanti punti avesse effettivamente in classifica. Nonostante tutto quello che accadeva al di fuori del rettangolo di gioco, il tecnico ha saputo mantenere la barra ben salda a dritta arrivando, virtualmente, ad essere qualificato per la Champions League anche se le penalizzazioni extra-campo gli hanno poi negato questa gioia.
Allegri è stato un tecnico tenace in grado di essere contemporaneamente uomo-simbolo e parafulmine di giocatori e società. Un uomo sotto una pressione costante e pesantemente contestato anche da buona parte del proprio tifo per via del gioco di certo non spumeggiante e dei risultati deficitari soprattutto nella seconda parte di questa stagione. Alla fine Allegri è solamente un uomo e, come tutti gli uomini, alla fine non ha saputo più tenere la pressione e la pentola è esplosa, scoppiando letteralmente in campo dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi che la società gli aveva chiesto per quest'anno.
Per quanto il finale di questa storia non può essere certamente ritenuto positivo, il viaggio di Allegri alla Juventus è stato certamente di quelli memorabili e per questo il livornese va certamente ringraziato per tutti i trofei ed i sorrisi che ha saputo regalare, oltre che ad avere sempre un posto nel cuore di tutti i tifosi, anche quelli più severi nei suoi confronti.