Scott McTominay, il futuro pieno del suo passato. Quando in estate il suo nome è comparso tra le trattative possibili qualcuno ha pensato che poteva essere troppo. Che ammainare la bandiera di un club come il Manchester United per cercare fortune alternative al blasone fosse una fantasia d’altri tempi. E invece.

A Napoli è arrivato un calciatore che ha suscitato la solita cultura del paragone. Fine a se stessa. Come ogni paragone. Chi ha detto un Hamsik in un altro modo, chi il nuovo Zielinski di materia più solida, chi una fusione tra calciatori già trascorsi all’ombra del Vesuvio. Tuttavia in fondo a questi tentativi c’è ben altro. Perché a Napoli uno così s’è fatto vivo poche volte. In apparenza atipico, in una posizione atipica. In realtà indispensabile. E chi è indispensabile non necessita di comparazioni. 

Dentro il suo passo ci sono tutte le frequenze. La sua misura si adegua alle zone di campo. A seconda della frazione. Ha la freddezza dei grandi piloti di formula uno. Non si scompone se ha qualcuno alle calcagna. Il dribbling per lui ha la doppia polarità. Aspetta l’avversario quando è nei paraggi, lo punta quando è in progressione. Pure questa una cosa d’altri tempi.

Da quando ha messo piede in campo dalla prima volta il Napoli si è accorto di aver ritrovato ordine e fantasia intorno alla linea mediana. Grazie a un giocatore che porta con sé l’immaginario del calcio a cavallo del periodo illusorio degli anni settanta, della compostezza di stile e dello spirito di contestazione. Tutto al servizio del più incontestabile di tutti. Perché Antonio Conte dalla sua scrivania d’acciaio lo avrà voluto fortemente. Individuato a suon di pazienza e silenzi prima dell’approdo durante le ore di un mercato risolto last minute e nella cosciente disperazione di un inizio vaccinale della stagione precedente.

McTominay è arrivato per illuminare l’asse verticale tra le due aree di rigore. In costante e imprevedibile apparizione a favore tanto di Lobotka quanto di Lukaku. Un’ampiezza tattica che può essere garantita da pochi calciatori. E Scott è uno arrivato in serenità, senza l’ossessione di dover riporre nel futuro ambizioni nel suo caso già ampiamente soddisfatte nei suoi anni a Manchester. Lui ha tutta l’aria di quelli che si presentano con la sacca in spalla e la provenienza ad alta referenza.