È successo tutto allo scadere di maggio. La fine è arrivata poco prima del novantesimo per una partita mai più ripetuta. Agli sgoccioli del mese della Madonna, degli innamorati e delle primavere mai più tornate. 

Era nato a Tor Marancia, uno tra i quartieri originariamente più poveri di Roma di inizio Novecento, di quando negli anni ’30 gli sventramenti fascisti avevano espulso una parte dei cittadini romani del centro per “ripulirlo” dai segni del disagio sociale. E fino all’arrivo delle prime manovre di risanamento avvenute alla fine degli anni ’40, a Tor Marancia molte abitazioni avevano la terra battuta come pavimenti, senza acqua corrente e senza servizi. 

Lui era nato lì meno di dieci anni dopo quei risanamenti, dove lo spirito di quelle case “minime” e “rapide gli era in qualche modo entrato dentro, dettandogli postume le regole dell’essenziale. Un anno prima della sua nascita, Moravia lo aveva scritto nel suo romanzo Il pupo che in quelle case si viveva in tanti e che quando pioveva l’acqua andava e veniva tra le distese dei materassi. Del resto c’era stato da guadagnarsi il soprannome Shanghai, come era stata ribattezzata Tor Marancia durante i suoi lunghi anni bui tra la miseria di ghetti con i romani sgraditi e i meridionali in avanzo.

Era nato lì. E a distanza di tempo, volendosi prendere una licenza, viene facile immaginare che qualcosa aveva potuto più facilmente contribuire a versargli dentro quello che serve a vivere come le anime a dirupo, dove tutto quello che ci finisce dentro precipita a sommarsi sopra una sedimentazione amara e inquieta. Con la sfacciataggine muta di chi sta in un posto desiderandone un altro. Per il quale la domanda principe è ‘cosa gli succede?’ o, nel peggiore dei casi, ‘cosa gli sarà successo?’.

Lui era nato lì. E tutto il dopo avrebbe detto di una gloria discreta a ridosso della tragedia privata. Sono passati trent’anni. Se non fosse accaduto, se maggio avesse resistito, oggi quel ragazzo avrebbe 69 anni. Invece quasi allo scadere di quel maggio di trent’anni fa ne aveva 39. Quel ragazzo si chiama Agostino Di Bartolomei. Nato a Tor Marancia nella primavera del ’55 e congedatosi per sempre vicino al mare in quella del ’94. Nel penultimo giorno di maggio, il mese della Madonna. Senza nemmeno aspettare i minuti di recupero.

A Tor Marancia c’è un murale dedicato al quartiere. È l’immagine di una Madonna col bambino abbracciato al suo volto. Il murale si chiama Nostra Signora di Shanghai