Un triennale da complessivi 34 milioni di euro netti: 10, più di 2 di bonus, per la prima stagione e 12, sempre con l’aggiunta di un altro paio variabili, per le due successive. Ecco come poco più di un anno fa l’Inter si è legata a Conte. E ora proprio quel contratto ricchissimo è il nodo principale da sciogliere per arrivare ad una separazione che continua ad essere lo scenario più probabile. La base di partenza è che il club nerazzurro, oltre a non volerlo, non può permettersi di esonerare l’allenatore, perché, non potendo beneficiare del Decreto Crescita, poiché ai tempi del Chelsea la famiglia non ha preso la residenza a Londra, vorrebbe dire dover accantonare a bilancio una cifra vicina ai 55 milioni, considerando anche il resto dello staff tecnico: impensabile alla luce dello stato attuale dei conti nerazzurri. Peraltro, vorrebbe dire avere a libro paga 3 allenatori: Conte, il suo sostituto Allegri e pure Spalletti, la cui restante parte del contratto era già stata accantonata la scorsa estate, ma, dal punto di vista di cassa, continua puntualmente a ricevere ogni mese il suo stipendio.
Inter, niente dimissioni per Conte
Fosse l’allenatore leccese a rassegnare le dimissioni (del resto è lui che ha sollevato il problema…) sarebbe tutto risolto, ma non è plausibile che rinunci a tutto quel denaro. Il precedente del Chelsea è lì a dimostrarlo: venne licenziato, per giusta causa secondo i Blues, e lui si rivolse al Tribunale del lavoro inglese, vincendo il contenzioso e ottenendo tutto quanto gli spettava per l’ultimo anno di contratto. E allora quale potrebbe essere la soluzione? Transare e, quindi, individuare una buonuscita che soddisfi Conte e che permetta all’Inter di contenere l’esborso, tenuto conto che nemmeno l’ingaggio di Allegri sarà particolarmente leggero… La Juventus, infatti, gli garantiva 7,5 milioni di euro, facile che ora ne chieda almeno 8.
Inter-Conte, grana buonuscita?
Ebbene, proprio la differenza tra il lordo dei suoi emolumenti annuali, ovvero 15-16 milioni, e quelli del tecnico leccese potrebbe diventare l’indennizzo da mettergli a disposizione, considerando anche che due mensilità, quelle di luglio ed agosto, non rientrerebbero nel computo. Sulla buonuscita non sono previsti contributi, dunque il netto a finire nelle tasche di Conte sarebbe più alto. Sostanzialmente, verrebbe “liquidato” con l’ammontare di 5-6 mensilità. Basterà? Lo si capirà, spiega il Corriere dello Sport, nel momento in cui, assodata l’impossibilità di andare avanti, bisognerà trattare l’uscita del contratto. Anche con Spalletti fu tentato qualcosa del genere, quando, nell’ottobre scorso, si era accordato con il Milan per prendere il posto di Giampaolo. Gli fu offerta una buonuscita pari, appunto, a 6 mensilità, ma il tecnico toscano, per principio, ne pretendeva 9, così da essere “risarcito” con un intero anno di contratto. Non se ne fece nulla e così Spalletti continua ad essere legato al club di viale Liberazione. Un percorso alternativo, secondo qualcuno, sarebbe quello di un licenziamento per giusta causa, sull’onda delle dichiarazioni post-Atalanta. Ma l’Inter ha sempre negato di voler imboccare questo tipo di strada, almeno per il momento.