Il Milan studia il colpo Ziyech. Un'operazione molto interessante che avrebbe ripercussioni di spessore anche in ottica Fantacalcio da gennaio in poi. A confermare la bontà dell'eventuale mossa dei rossoneri è l'ex tecnico Arrigo Sacchi che, alla "Gazzetta dello Sport", racconta le qualità del giocatore e dove potrebbe innestarsi nel sistema tattico offensivo della squadra di Pioli.

Sulle qualità di Ziyech

«L’ho visto anche al Mondiale contro la Spagna. Ha grande tecnica e velocità. Devo ammettere che quando era all’Ajax si credeva potesse diventare un autentico campione, invece la sua cavalcata ha poi subito un rallentamento. Al Chelsea, ad esempio, non è sempre tra i titolari. Si tratta di un giocatore dalle notevoli qualità, ma per avere successo non basta la tecnica, non bastano i piedi, non bastano i dribbling. Ci vuole la testa. Io, come persona, non conosco Ziyech e dunque non posso esprimere un giudizio. Però mi fido di Maldini, di Massara e di Pioli che, finora, hanno sbagliato poco, se non pochissimo. Se loro lo hanno visto e lo hanno seguito, e si sono convinti che possa essere funzionale al progetto, allora fanno bene ad acquistarlo».

Sul Milan con Ziyech

«Lui è molto rapido, può stare in tutte e tre le posizioni dietro la prima punta. Nell’Ajax, partiva sempre da sinistra. Ma ha la qualità per adattarsi. L’importante è che abbia entusiasmo, disponibilità, spirito di squadra, motivazioni. Perché il calcio moderno sarà sempre di più un collettivo di intelligenze: i piedi li puoi accomodare, la testa no. Ecco perché dico a Maldini, a Massara e a Pioli che, prima delle qualità tecniche, valutino bene quelle umane».

Sul distacco dal Napoli

«Il Milan il salto di qualità lo farà se giocherà da squadra, come nella passata stagione. Bisogna correre tutti e undici: si difende in undici e si attacca in undici. Il movimento con e senza palla è fondamentale. Questo è il modo migliore per progettare l’aggancio al Napoli. Nel mio Milan non c’era nessuno che non giocasse con la squadra e per la squadra, a tutto campo e a tutto tempo. E in quel gruppo c’erano Gullit, Baresi, Van Basten, Donadoni, Maldini. Eppure tutti si sacrificavano per gli altri, perché avevano interiorizzato un concetto fondamentale: il calcio è uno sport collettivo e non individuale. Il Portogallo, contro la Svizzera, ha tenuto fuori Cristiano Ronaldo e guardate come ha giocato e come ha vinto! Non si vince con il singolo, ma con la squadra. Vogliamo mettercelo in testa anche noi italiani?».