Nel calcio affidarsi ad un progetto vuol dire, sostanzialmente, fare un atto di fede. Affidare le sorti di un club ad una decisione e tenere la barra a dritta anche quando le acque si fanno tempestose e con correnti molto forti, soprattutto nei primi tempi, quando cambiare nuovamente sembra essere la decisione più allettante e facile. In questo momento la Juventus sta attraversando quel periodo di tempesta, senza riuscire a trovare continuità non solo di risultati, ma neanche di prestazioni.

L'alba bianconera sembrava essere arrivata alla diciannovesima giornata con il pareggio esterno con l'Atalanta, figlio di una prestazione convincente. Nella partita a Bergamo i bianconeri avevano dimostrato di aver un gran ritmo e nonostante la consueta capacità di farsi rimontare dopo essere andati in vantaggio il risultato finale aveva soddisfatto molti, ma soprattutto è stata la prestazione che aveva fatto accennare qualche sorriso in casa bianconera. Pochi giorno dopo la formazione di Motta era chiamata a confermare contro il Milan quanto di buono aveva fatto vedere contro il suo mentore Gasperini. Nella partita dell'Allianz Stadium il compito era stato centrato in pieno con il ritorno alla vittoria grazie ad uno-due da KO in meno di cinque minuti nella ripresa. La crescita doveva essere certificata nella sfida di Champions League contro una squadra ostica come il Club Bruges, tra le mura del Jan Breydel Stadium nella cosiddetta Venezia del Nord. Nelle sue precedenti uscite europee la formazione nerazzurra era sembrata sempre ostica, soprattutto quando ha giocato in casa, complice una fase difensiva molto attenta e compatta con dei veloci ribaltamento di fronte per prendere alla sprovvista le squadre tecnicamente superiori, esattamente il tipo di squadra che aveva dato fastidio alla Juventus nella prima metà della stagione. 

Nella sfida di Champions League la Juventus è invece tornata a palesare i soliti problemi. Contro una squadra chiusa la formazione di Thiago Motta è tornata a non convincere, sbattendo a ripetizione contro il muro eretto dai belgi senza mai trovare la mossa giusta per scardinare la resistenza avversaria. Il match si è chiuso ovviamente a reti bianche e addirittura con un solo tiro in porta complessivo e la sensazione che l'umore in casa bianconera stesse già tornando a scurirsi nonostante la certezza quasi matematica di poter accedere ai playoff della nuova Champions League.

L'ultima sfida di Serie A di gennaio vedeva la Juventus ospite del Napoli in quel del Maradona, in una delle partite più attese del nostro campionato, indipendentemente dagli obiettivi e dalle situazioni di classifica delle due sfidanti. I bianconeri si sono presentati nel capoluogo campano schierando dal primo minuto l'ultimo acquisto Kolo Muani, relegando Dusan Vlahovic ancora una volta in panchina con il serbo che sta diventando ufficialmente un caso tecnico, viste le recenti dichiarazioni di Thiago Motta. La partita si apre velocissima con le squadre che si affrontano a viso aperto e grandi occasioni dalla parte e da un'altra: i bianconeri vanno vicini al vantaggio subito con Yildiz, ma Meret risponde alla grande, dall'altra parte Politano e Anguissa non inquadrano la porta con conclusioni che avrebbero potuto mettere in difficoltà Di Gregorio. A sbloccare il match è proprio l'ultimo arrivato in casa Juventus: Kolo Muani sfrutta alla perfezione il sesto pallone toccato della sua partita andando ad incrociare al volo su uno sfortunato intervento di Anguissa e portando i bianconeri in vantaggio a pochi minuti dalla fine del primo tempo.

Nella ripresa ci si aspettava una partita sulla falsariga di quanto visto nel primo tempo, magari con un Napoli più offensivo visto il momentaneo vantaggio, ma con la Juventus pronta rispondere colpo su colpo. Invece il Napoli non è stato solamente più offensivo, ma è stato addirittura dominante con i bianconeri incapaci di porre freno alla furia agonistica avversaria. La formazione di Motta, come già successo fin troppe volte in passato, dopo aver trovato il vantaggio si è rintanata nella propria metà campo lasciano il pallino del gioco in mano agli avversari, solo che questa volta di fronte non c'era una squadra che poteva essere solo contenuta, ma una formazione in fiducia che attualmente guarda tutti dall'alto in basso in classifica. Il risultato è stato quello di farsi ribaltare, senza neanche saper reagire dopo la rete del 2-1 siglata su rigore da Lukaku. 

Insomma tra Bruges e Napoli la Juventus ha fatto tanti, troppi passi indietro e se è vero che in un progetto ci possono essere dei passi falsi, in questa stagione bianconera i passi falsi iniziano ad essere tanti e, soprattutto, sempre gli stessi. Il mercato ha portato un'alternativa in attacco, ma gettare Vlahovic alle ortiche non può essere la soluzione giusta. Se progetto dev'essere, a quest'ora per una società come la Juventus si devono iniziare a vedere i primi miglioramenti e non gli stessi errori ripetuti in continuazione. Nella Juventus l'obiettivo dev'essere sempre quello di migliorare e non costringere i tifosi a travestirsi in Sisifo e veder tornare indietro la propria squadra ogni volta che sembra essere arrivati vicini alla cima del monte.