"Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova", così la Signora del giallo Agatha Christie enunciava una delle teorie investigative più in voga dello scorso secolo. Ebbene dopo la sfida interna contro il Napoli si può dire ufficialmente di avere una prova: attualmente la Juventus non sa come scardinare le squadre che fanno densità nella loro metà campo.
Dopo Roma ed Empoli i bianconeri non sono andati oltre allo 0-0 neppure contro il Napoli di Conte in quel dell'Allianz Stadium. La formazione allenata da Thiago Motta ha dato, a lungo, la sensazione di essere superiore ai partenopei ed ha chiuso con una percentuale di possesso palla pari al 65%, tuttavia le parate più importanti sono state fatte da Di Gregorio, mentre Meret prima e Caprile dopo si sono limitati ad osservare i pochi tiri imprecisi dei centrocampisti offensivi della Juventus. Va inoltre sottolineato infatti che dei nove tiri effettuati dai bianconeri, di cui solamente uno in porta, nessuno ha la firma di Dusan Vlahovic: l'attaccante serbo è stato sostituito nell'intervallo dopo una prima frazione di gioco opaca in cui ha sprecato i pochissimi palloni utili che gli sono stati recapitati dai compagni.
Ovviamente non si può far ricadere tutta la colpa sulla scarsa vena realizzativa dell'ex Fiorentina, anzi, Vlahovic resta uno dei migliori attaccanti della Serie A ed è ancora ai vertici della classifica dei gol segnati nell'anno solare 2024. Piuttosto il sistema di gioco che sta organizzando Thiago Motta sembra essere ancora ben lontano dall'efficacia contro le squadre con un'organizzazione difensiva di buona qualità. Da questo punto di vista possiamo definire illusoria la facile vittoria in Champions League contro il PSV: la fase di non possesso degli olandesi è stata piuttosto rivedibile, come ampiamente dimostrato dalla rete messa a segno da Nico Gonzalez, tenuto in gioco dalla linea difensiva, ma completamente libero di ricevere e preparare la conclusione con tutta la calma del mondo.
A fare da contraltare all'attacco asfittico c'è però da sottolineare l'ennesima grande prova della difesa juventina. Contro un attacco efficace e di qualità come quello del Napoli i bianconeri hanno dimostrato ancora una volta una grande solidità, anche in assenza di capitan Gatti con Kalulu scalato verso il centro e il giovane Savona schierato sulla corsia di destra dove agiva spesso lo spauracchio Kvaratskhelia. Il Napoli è stato sì più pericoloso della Juventus, ma alla fine gli interventi importanti di Di Gregorio sono stati solamente due, di cui uno su una punizione velenosa dalla distanza senza nessuna deviazione all'interno dell'area di rigore. Anche questa volta a guidare il reparto c'è stato un gigantesco Bremer che ha annullato Lukaku, costringendo il monolitico belga ad un mero lavoro di sponda e di apertura varchi, senza mai riuscire a rendersi pericoloso. Il brasiliano della Juventus sembra essere ancora in crescita e il nuovo sistema di gioco che lo vede spesso in marcatura a uomo sugli attaccanti avversari ne esalta le grandi qualità fisiche e di anticipo.
In Serie A si è vista dunque finora una Juventus dai due volti: feroce ed efficace in fase difensiva, ancora incerta quando si tratta di attaccare in spazi ristretti. Per Thiago Motta il lavoro da svolgere è ancora tanto, ma il fatto di avere una solidità difensiva così evidente è giù un ottimo punto di partenza. Il tecnico italobrasiliano dovrà lavorare molto sugli scambi negli spazi stretti, nella pulizia dei passaggi e, ovviamente, sulle conclusioni verso lo specchio della porta. Rispetto agli anni scorsi le soluzioni offensive sono certamente aumentate grazie all'arrivo di giocatori di grande qualità, ora toccherà a lui riuscire a sfruttarle nel migliore dei modi.