Tre vittorie, quattro pareggi e nessuna sconfitta, questo il ruolino di marcia della Juventus in campionato grazie alle dieci reti segnate e all'unica rete subita nello scorso turno, su rigore, contro il Cagliari. In Champions il cammino dei bianconeri racconta finora di due vittorie in altrettante apparizioni con sei reti realizzate e tre subite con una prestazione clamorosa nella seconda giornata, ribaltando la partita con il Lipsia dopo una serie di sfortunati eventi.
Mescolando le due competizioni la formazione di Motta ha dunque messo assieme cinque vittorie, quattro pareggi e nessuna sconfitta in nove vittorie, con una differenza reti decisamente in attivo. Nonostante questi dati, asetticamente positivi, non sono mancate le critiche rivolte alla squadra e al tecnico juventino, soprattutto per quanto riguarda il gioco espresso.
Dopo qualche annata eufemisticamente difficile sotto la guida di Allegri con un gioco decisamente non spettacolare, in molti hanno accolto Thiago Motta, reduce da un'ottima esperienza al Bologna, come una sorta di Messia, pensando che dall'oggi al domani il gioco della Juventus diventasse contemporaneamente spumeggiante, efficace e foriero di vittorie. Ma nel calcio le cose non funzionano esattamente così, le squadre non si rivoluzionano in poche settimane, neanche cambiando in larga parte il parco giocatori, soprattutto quando si arriva da cicli piuttosto lunghi e consistenti sotto la solita guida tecnica.
L'inizio di Motta è convincente, i numeri lo dicono in maniera piuttosto netta, ma per riuscire a trovare la quadratura del cerchio sarà necessario aspettare ancora tempo. La storia del calcio è piena di squadre che hanno avuto la necessità di trovare l'assetto e l'amalgama giusti prima di diventare belle e vincenti, l'esempio recente più lampante è sicuramente il Liverpool di Klopp che alla prima stagione sotto la guida del tecnico tedesco non è andato oltre all'ottavo posto, arrivando al quarto l'anno successivo. Nel terzo anno i suoi Reds sono arrivati fino in finale di Champions, ma per la vittoria del trofeo con le grandi orecchie si è dovuta attendere la quarta stagione, e nella quinta, il Liverpool è tornato a trionfare anche in Premier League, trent'anni dopo l'ultima volta.
Ovviamente non si possono avere certezze che Motta possa ripercorrere un cammino come quello di un mostro sacro come Jurgen Klopp, ma il suo è un esempio piuttosto lampante che nel calcio non si possa pretendere "tutto e subito". I fattori in gioco sono tantissimi, soprattutto nel lungo periodo, come dimostra il brutto infortunio occorso a Bremer, che terrà il brasiliano fuori dai giochi praticamente per tutta la stagione. In questo avvio di stagione la Juventus ha già dimostrato di saper far fronte alle difficoltà e che sta iniziando, con i dovuti tempi, ad essere una squadra e non un mero insieme di giocatori. Il percorso però è ancora davvero molto lungo e le critiche dopo un semplice pareggio interno contro una squadra di caratura inferiore sono davvero premature e, in qualche modo, ingenerose, guardando anche gli episodi accaduti all'interno dello stesso match.
Dopo anni di divisioni, il tifo juventino deve ora ricompattarsi e sostenere unito la squadra e l'allenatore, trovando nella tanto odiata "calma" la chiave giusta per comprendere che, nel calcio, ogni secondo conta, ma per renderlo speciale è doveroso aspettare il giusto tempo, permettendo a tecnico e giocatori di approfondire la loro conoscenza reciproca e migliorare tutti gli automatismi necessari. Se il percorso intrapreso è quello giusto lo scopriremo dunque solamente tra qualche mese, magari tirando i bilanci a fine stagione.
Per il momento non resta che attendere con fiducia, anche quando ci saranno gli inevitabili passi falsi ed i momenti di scarsa forma.