Quanto seguirà vale per il momento. Precisazione necessaria. Pure per chi scrive. È un pallone che si dà fiato da solo, ma è la voce paradossalmente più idonea per rappresentarlo in un caos apparente in cui non valgono le parole date, gli accordi e quello che si era deciso cinque minuti prima di cambiare idea. 

Il caso Brescianini arriva due giorni dopo la conferenza stampa di Conte dopo la partita col Modena. Le sue parole hanno prima di tutto chiarito, semmai ce ne fosse bisogno, che questo è un Napoli che sta ancora patendo gli errori della scorsa stagione. La gestione del dopo scudetto ha lasciato delle rovine in cui chiunque si sarebbe aggirato non senza un minimo di smarrimento e desolazione. “Abbiamo eliminato un po’ di scorie”.

“Il Napoli dello scudetto non esiste più. Questo non è l’organico dello scudetto. Sono andati via dodici giocatori”. Non era il Napoli dello scudetto già nella scorsa stagione. Adesso, come finalmente ha ribadito Conte, lo è di sicuro ancora meno. E l’intorno azzurro dice di un gruppo che ha ancora rimosso certe inquietudini. Pure perché parte delle loro cause continuano a formarlo e a governarlo quell’intorno e interno azzurri. E Conte e Oriali non bastano, come nessuno basterebbe, per ricolorarlo di nuovo. “Siamo un gruppo solido, anche se ridotto”.

Il Napoli aveva iniziato dando l’idea di avere chiari i pensieri e di volersi muovere rapidamente e con precisione. Le settimane successive a quell’inizio hanno consegnato soltanto preoccupazioni. Prima di tutto a chi queste preoccupazioni sta cercando di eliminarle. Dalla mediana in avanti, e non solo, l’incompiutezza è evidente. Lo è dopo la prima stagionale e a pochi giorni dall’inizio del campionato. E nel momento in cui qualcosa andava rassicurato, nuovamente incoraggiato, è saltata una trattativa durante le visite mediche in entrata e un’altra in uscita (quella di Cajuste). Per non parlare di tutto l’omesso e il sospeso su operazioni ancora più importanti che ancora vivacchiano tra il quasi fatto e l’incompiuto. Compreso qualche rinnovo.

Non è il giocatore Brescianini, non è chi sia e quanto valga, perché come lui ce ne sono di certo altri. È quello che significa un episodio del genere due giorni dopo quelle parole. “Non ci sono le coppe, è più difficile portare i giocatori a Napoli”. Quel non ci sono le coppe risuona, almeno in via percettiva, come l’alibi per un handicap più grande, reale, che ha delle ragioni più sottili e complicate.

Dalle dichiarazioni di Conte, “I miei giocatori mi hanno detto che hanno dato il massimo e io gli credo”, traspare più il monito di uno stato d’emergenza che una rassicurazione. Come se l’ambiente non fosse ancora del tutto sano. E, sempre restando nel frangente con le scuse anticipate per quando se ne sarà fuori, di fatto non sembra esserlo. Il Napoli c’è o non c’è? Tutto sembra muoversi come in una manovra da illusionisti.