Il Napoli con Conte in poppa aveva iniziato mercato e preparazione con le idee chiare e un tono spedito che nell’era De Laurentiis si era verificato solo nell’estate del primo anno di Benitez. Poi lo svolgersi del precampionato ha conosciuto degli apparenti rallentamenti che per adesso incontrano l’ottimismo di molti e le perplessità dei pochi.
Eppure, nonostante il calciomercato abbia ancora avanti molto tempo e altrove i giochi non sono per nulla fatti, ci si poteva aspettare un Napoli più “completo” a pochi giorni dall’inizio della stagione? Il Modena è alle porte. La prima gara ufficiale della stagione sulla carta non desta preoccupazioni, ma a Conte mancano ancora una serie di elementi che avrebbero potuto concedere a lui e all’ambiente una definizione più precisa di un impianto che si è dato e si sta dando nuovi interpreti, ma che, di fatto, è ancora legato a calciatori che non sono sembrati e non sembrano all’altezza di un compito che quest’anno chiederà un rilancio senza scusanti.
La punta di diamante di una squadra che non ha ancora sciolto diversi nodi tattici e di organico, in questo momento quello che più conta è di certo l’organico, non porta ancora un nome. Raspadori e Simeone, in certi momenti anche al centro di ipotesi di mercato, si sono alternati insieme a Cheddira, elemento, senza offesa, più da occupazione del ruolo in fase di attesa che di reale utilizzo per la stagione, per un luogo del campo e delle azioni che al momento contempla un Osimhen nell’ombra di una destinazione dalle mille possibilità e il suo sostituto che, voci insistenti aspettano l’arrivo di Lukaku, non è ancora stato condotto davanti alla nuova guida tecnica.
In mediana Lobotka e Anguissa sono, al momento, gli unici a garantire esperienza e qualità. Per il resto tutto è affidato a trequartisti, interni o esterni, che non si sa se siano tutti idonei alle idee di Conte.
La fascia sinistra, compreso Kvara in attesa di rinnovo, è l’unica parte realmente completa e compiuta, in attesa di avere a disposizione anche Olivera. La linea difensiva pure è stata notevolmente rinforzata con l’arrivo di Buongiorno e la promessa Rafa Marin, ma restano forti dubbi sull’affidabilità di Juan Jesus e Natan in particolare, reduci da una stagione negativa e anch’essi in forma di interrogativo sulla congenialità alle filosofie di gioco del nuovo allenatore.
Nelle poche gare indicative disputate, Brest e Girona, si è intravisto qualcosa di buono su Spinazzola e un’imprevista costruzione di gioco dal basso, convinzione ormai inestirpabile, non sempre pulita che da uno come Conte non ci si sarebbe aspettati.
Tuttavia gli interrogativi più delicati non provengono dal terreno di gioco, ma da questa duratura e determinante costruzione dell’organico, da cui deriverà anche un probabile undici ideale (vista l’assenza del Napoli dalle coppe), legata ai meccanismi di mercato in cui De Laurentiis sembrerebbe voler imporre volontà compromesse già nella scorsa stagione. In primis il valore della cessione di Osimhen. Chissà che non sia necessario doversi adeguare senza eccedere nelle pretese. È già successo altre volte che il tempo abbia scontato il danaro senza troppi complimenti. E non soltanto quello.