Lautaro Martinez, attaccante e capitano dell'Inter, è stato protagonista del documentario del club nerazzurro "In arte Lautaro".

"In arte Lautaro": parla il capitano dell'Inter

Di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni:

"Il primo giorno è stato speciale perché arrivare in un club come l'Inter fu un sogno. I'obiettivo che abbiamo noi sudamericani è sempre quello di fare il salto in Europa e quando l'Inter mi ha chiamato non ho mai dubitato della scelta.

Sono arrivato da sconosciuto, ero giovane e non conoscevo nemmeno la lingua, però ho percepito fin da subito l'affetto delle persone. Mi sono sentito subito a casa, anche mia mamma fu tranquilla vedendo tutto l'amore che il club mi stava dando".

Sul primo gol in Serie A

"Mi ricorderò sempre il boato di San Siro. In quel periodo giocavo poco ma quella giornata partì titolare. Se oggi sono il miglior marcatore straniero della storia dell'Inter tutto partì da quel gol. Ho lavorato duramente, significa che ho fatto le cose fatte bene".

Sul derby e il primo scudetto

"Dopo la vittoria nel derby capimmo che lo scudetto era nostro, anche perché giocavamo un calcio speciale: giocavamo a memoria e prendevamo pochissimi gol. Quel primo scudetto me lo ricorderò anche perché giocavamo col Covid, senza tifosi, e non fu semplice. Volevamo regalare una gioia alla nostra gente. Quello fu anche il mio primo trofeo da professionista, prima avevo perso tanto. Fu la degna conclusione di una grande annata. Io lavorai tantissimo per impormi perché doveva essere la stagione della mia consacrazione. A fine anno arrivarono tante offerte ma io non ho mai avuto intenzione di lasciare il club e Milano, dove la mia famiglia si è trovata bene dal primo momento. Io nelle mie scelte sportive metto sempre il progetto in primo piano: in quel momento sapevo che l'Inter aveva un gran progetto. E infatti dopo quel trofeo ne arrivarono altri".

Sullo scudetto perso nel 2022

"Fu un colpo durissimo per me perché il primo scudetto mi mise una grandissima voglia di vincere ogni anno. Arrivammo ad un passo dall'obiettivo ma ci mancò qualcosa. Noi però continuammo a lavorare duramente e secondo me quell'episodio fu quello della svolta. Da allora ad oggi abbiamo fatto grandi cose. I tifosi furono fondamentali, ci stettero tanto vicini".

Sulla fascia da capitano

"E' una cosa importante per tutti i campioni che l'hanno inossata in passato. Quando giocai la prima partita ero orgoglioso e felice, ma con la fascia o senza io sarei sempre lo stesso. Come capitano dico sempre di aver bisogno di tutti: la fascia la porto io ma la squadra è la cosa più importante, da quello più esperto al più giovane".

Sul ventesimo scudetto

"Sono montato sulla traversa per replicare la foto del Mondiale. Fu una delle partite più importanti per tutti noi, per tutto ciò che significava vincere quello scudetto e per la partita in cui abbiamo vinto. Nello spogliatoio dissi ai compagni che eravamo a 90 minuti da scrivere la storia. E così fu. Al triplice fischio pensai alla mia famiglia, allo scudetto vinto col Covid, alla finale di Champions persa...".

Sul futuro

"Milano è casa mia, per strada mi ferma tantissima gente, non solo tifosi dell'Inter. Io tratto tutte le persone con rispetto. Io ho investito con l'acquisto di un ristorante: questo significa che Milano farà sempre parte nella mia vita. A livello sportivo voglio continuare a portare trofei all'Inter, già andammo vicini a vincere una Champions League. Vogliamo crescere".