Ancora poche ore e sarà fischio di inizio tra Spagna Italia. Un match che Leonardo Bonucci ha giocato tante volte nel corso della sua carriera: dalla finale persa nel 2012, alle esperienze decisamente più fortunate nel 2016 e nel 2021. 

Ai microfoni di Relevo, l'ex difensore della Nazionale italiana ha analizzato così il big match del Gruppo B, incoronando la coppia difensiva Calafiori-Bastoni, erede diretta della coppia Bonucci-Chiellini, campione d'Europa a Wembley.

Bonucci, le sue parole verso Spagna-Italia

Di seguito, uno stralcio delle sue parole:

La sfida alla Spagna

una Spagna diversa da quella che abbiamo visto negli ultimi vent’anni. Ha un calcio molto più verticale. Ha buoni giocatori in grado di mantenere un alto livello tecnico. Sono incisivi e pericolosi. Vi dico anche che ho visto una grande Italia contro l’Albania, poi presumo che sarà una partita difficile per entrambe. La Nazionale è molto motivata".

La fortuna avuta nel 2021

"Onestamente, abbiamo avuto un po’ di fortuna. Ho sempre detto che era la partita più difficile che avessi mai giocato. Lo scorso Europeo siamo stati fortunati, ma siamo stati anche molto determinati e cinici nel saper sfruttare le nostre occasioni in contropiede e poi anche difendere il risultato. Nei rigori la fortuna ci ha premiati di nuovo".

Su Calafiori e Bastoni

"Calafiori è un grande giocatore. Mi piace il modo in cui interpreta la partita. Vi dico anche che se Manaj avesse segnato, la gente lo avrebbe giudicato diversamente. Sfortunatamente, i calciatori sono soggetti a questi giudizi basati su singoli episodi. Non si dovrebbe giudicare da un errore. Sia Calafiori che Bastoni sono e saranno i difensori titolari degli Azzurri per anni".

Sull'amico Morata

"Io e Alvaro parliamo spesso. Penso che sia cresciuto molto. Ha avuto una grande evoluzione, soprattutto sotto l’aspetto umano. Come calciatore è sempre stato bravo. Ha fatto tanti gol ovunque andasse. Il problema, dal mio punto di vista, è che ha pagato un prezzo molto alto per aver dovuto cambiare squadra troppe volte. Se la sua carriera fosse stata per quindici anni in Spagna, e nella stessa squadra, penso che oggi non avrebbe avuto così tante critiche. Quando è arrivato in Serie A era molto giovane e andava protetto".