Non è una sfida tra poveri. Come mai lo è in Champions. Anche se la finale appare squilibrata, secondo molti, e il pronostico è inevitabilmente diretto in un’unica direzione, la parte presumibilmente soccombente le finali le ha giocate e la Champions l’ha vinta.

Ballspielverein Borussia, il nome originario del Borussia. Che poi Borussia starebbe per Prussia, il nome che molte squadre hanno scelto durante la loro fondazione, in contemplazione con le glorie dell’impero che ha dato i natali all’orgoglio tedesco. Un sentimento che nel calcio si traduce e non poco, con il blasone di alcuni club e con il senso di appartenenza di altri. Tra questi il Borussia Dortmund, squadra esempio di sperimentazione di successo e con una tifoseria di fama mondiale. 

Il “Muro giallo” stavolta dovrà fare i conti con il trauma della finale perduta poco più di un decennio fa per mano dei rivali del Bayern Monaco. Allora c’era Klopp, poi campione col Liverpool. Robben tirò un brutto tiro ai gialloneri di Dortmund. Fu all’ultimo minuto. E pure il Muro giallo per un istante cedette a sostenere prima di tutto se stesso. Adesso, a distanza di oltre dieci anni c’è un nuovo urto a cui resistere. Quello più desiderato.

Dall’altra parte il Real Madrid profuma di gloria. Un’essenza della sua storia e nella sua storia. L’aristocrazia del futbol. Nel mondo Real Madrid è un suono, un codice assoluto di inarrivabile completezza. I più grandi tendono ad aspirarvi. Il Real invece basta a se stesso. Unità di misura che si riforma ogni volta che un nuovo successo si aggiunge al suo palmares. 14 Champions conquistate su 17 finali disputate. Col Borussia arriva l’appuntamento col trilustro. Una dimensione impercepibile per gli altri club. Per il Real è la normalità. Un marchio sopravvissuto a ogni mutamento del fenomeno calcistico.

Carlo Ancelotti, promessosi al Brasile, a proposito di blasoni, e poi rimasto a Madrid, darà la caccia al quinto titolo da allenatore. Un’impresa che avrebbe il sapore del distacco, per lui che detiene già il record di averne vinte quattro. 

Nella finalissima di Wembley l’allenatore italiano ha annunciato che Courtois giocherà titolare. Il rientro del portiere che ha dovuto rinunciare a tutta una stagione a causa di un grave infortunio è l’elemento di maggiore interesse della sfida. Soprattutto perché il Belgio non l’ha convocato per gli europei. Una separazione interrotta da una decisione che concederà all’estremo difensore belga di ridarsi nella sua totalità nella partita più attesa. I prodigi privati del calcio.