Alessandro Buongiorno è uno dei difensori più in forma dell'intera Serie A. Il centrale del Napoli tornerà da avversario allo Stadio Olimpico Grande Torino nel turno di campionato ormai alle porte e, per raccontare il suo addio ai granata e non solo, è stato intervistato da Cronache di Spogliatoio. Ecco le sue dichiarazioni:
In ogni partita tocchi mediamente 68 palloni, come Di Lorenzo, e solo Rrahmani fa meglio. È cambiato il ruolo del difensore?
"Assolutamente. Adesso il difensore è il primo da cui parte l’azione. Infatti, con il mister non ci concentriamo solo sulla fase difensiva, ma stiamo lavorando tanto anche sulla costruzione. Ci chiede di provare le imbucate, di muoverci tanto. È sicuramente una parte che stiamo migliorando e che io stesso ho sviluppato nel corso degli anni".Il Lobotka di Conte gioca molto più avanti rispetto a quello di Spalletti, perché sei tu a fare quel lavoro di regia.
"Attraverso ciò che io e Amir facciamo in costruzione, allargandoci e offrendo linee di passaggio, permettiamo a Lobo di ricevere palla più avanti. In questo modo lui ha la possibilità di trovare più facilmente i compagni che coprono le zone più avanzate del campo. Per fare tutto questo serve il movimento di tutti, compresi gli attaccanti, che con le loro sponde ci aiutano tanto".
Conte migliora i difensori. Tu cosa senti di dire dopo averci lavorato alcuni mesi?
"Ci dedichiamo quotidianamente alla fase di possesso, è un aspetto che conta molto per una squadra che vuole attaccare tanto. Chiaramente affiniamo anche la collaborazione con la linea difensiva e curiamo la parte atletica: il mister è uno che che ci fa lavorare tanto".
È vero che in Nazionale hai chiesto ad Acerbi consigli sulla difesa a 4?
"Ho esordito con l’Italia di Mancini in Nations League quando giocavo ancora al Toro e con una linea a 3. In quel match contro i Paesi Bassi giocavamo a 4, quindi Ace mi ha spiegato un po’ di movimenti, mi ha dato qualche dritta. Anche Bonucci è stato molto utile in tal senso. Se nella marcatura a uomo sei molto più responsabilizzato, perché sai di avere quell’avversario e se ti scappa è colpa tua, quando lavori di reparto c’è molto più bisogno di collaborare con i compagni. Questi sono dettagli che vanno collaudati. Difendere a 3 o a 4 non è un passaggio immediato, ma sono uno che guarda tanti video, ascolta i consigli e le spiegazioni dell’allenatore. Più ti applichi e più impari".
Sei tra i difensori che fa meno falli in Serie A, 5 in 12 partite.
"Anche questa è una cosa che ho migliorato negli anni. Ricordo che nelle prime stagioni a Torin, ne facevo molti di più e, di conseguenza, venivo ammonito più spesso. Una volta ho dovuto saltare la prima di campionato perché nell’ultima giornata dell’anno precedente avevo preso il giallo che aveva fatto scattare la squalifica. Ho cercato di aumentare la pulizia nei contrasti. È un lavoro molto mentale. A volte la voglia di recuperare la palla è talmente forte che magari ti aiuti troppo con le braccia o metti il piede dove non dovresti".
Un episodio che ha fatto la differenza nella tua crescita?
"Quando sono tornato dal prestito al Trapani, ho fatto il ritiro con la prima squadra del Toro. Inizialmente venivo usato come sparring per titolari e riserve. A quel punto mi è scattato qualcosa dentro. Mi sono detto: ‘Devi giocare senza pensare troppo’. Giocare con i grandi mi condizionava, sentivo la pressione. Così, ho iniziato a chiedere la palla con personalità, a parlare in campo con i compagni. Questo mi ha permesso di farmi notare da mister Giampaolo, che pian piano mi ha inserito".
Sei anche il difensore in Serie A che ha vinto più duelli (70%). Sei pulito ed efficace, quello che si chiede a un centrale.
"Sono contentissimo di questi dati. Vincere i duelli vuol dire sapere quando e come fare un contrasto, conoscere tanto gli avversari. Io li studio bene: approfondisco le finte che possono fare, come ricevono il pallone, come gli viene passato. In questo modo puoi anticipare le loro giocate. Lo staff mi manda i video dei giocatori che chiedo, soprattutto di quelli che conosco meno".
I tuoi numeri sono molto simili a un top assoluto nel reparto, William Saliba dell’Arsenal.
"Il paragone mi fa strapiacere anche se in generale i confronti non mi piacciono. Ognuno ha le proprie caratteristiche, il proprio modo di interpretare il ruolo".
La corte di Conte ha fatto la differenza per la tua scelta?
"Abbiamo parlato un po’ di volte, è stata importante. Anche il fatto che ci fosse una piazza come quella di Napoli che è così appassionata - giocare al Maradona ogni volta è incredibile - è uno dei pezzettini che mi ha portato a prendere questa decisione. Io e il mister ci siamo incrociati una sera per caso in un ristorante a Torino, ci siamo fermati a parlare una decina di minuti. Dopodiché ci siamo sentiti qualche volta, prima di scegliere il Napoli".
Domenica giocherete a Torino. Ho visto che sul tuo profilo c’è un post fissato dedicato al Toro.
"È stata una parte importantissima della mia vita. Sono stati 17-18 anni bellissimi, in cui sono cresciuto come uomo e come calciatore. Mi sembrava giusto utilizzare Instagram per fissare quello che ha significato per me".
Come ti rapporti alle critiche, soprattutto sui social?
"Per alcuni giocatori vedere certi commenti può fare male. La cosa importante, secondo me, è riuscire a chiudersi oppure sfruttare le critiche costruttive per migliorare. Nel mio caso i commenti positivi sono superiori rispetto a quelli negativi e di questo sono molto contento: mi spingono a impegnarmi ancora di più negli allenamenti e a migliorare. Certo, ricevo anche critiche negative, ma tendo a non guardarle troppo".
Ci racconti il rifiuto all’Atalanta?
"Fu un’occasione negli ultimi giorni del mercato estivo 2023, la trattativa fra i club era molto avanzata. Io però non me la sentivo in quel momento: dentro di me sapevo che avrei potuto dare ancora qualcosa al Torino e a me stesso rimanendo lì. Così, ho sentito il presidente Cairo e gli ho spiegato le mie ragioni: lui ha capito subito e abbiamo deciso insieme di proseguire. In questi casi non è mai facile scegliere, ma quando decido qualcosa tendo a non avere rimorsi: vado dritto per la mia strada".
Quando hai incontrato Gasperini ti ha detto ‘Mannaggia a te...’?
"Ci siamo salutati, ma non ne abbiamo parlato molto. In quei giorni l’ho sentito più volte per parlare di questa opportunità. L’Atalanta, ovviamente, mi aveva fatto un’ottima impressione. Però, ripeto, ho fatto le mie considerazioni e dentro di me non era il momento".
E adesso nella lotta per i piani alti, oltre l’Inter e il Napoli, metteresti anche la Dea?
"Beh, sicuramente, ma anche la Juventus e il Milan o Fiorentina e Lazio, che stanno facendo bene e la classifica lo dimostra. Siamo tutti vicinissimi. È un campionato molto competitivo e di questo sono contento, perché così si alza il livello della Serie A, delle società, dei giocatori. Oggi sai che non puoi sottovalutare nessuna partita, ogni squadra ti può mettere in difficoltà".
Com’è stato l’inserimento a Napoli?
"È stato fantastico, mi sono trovato subito benissimo con la città, i compagni, i tifosi, il cibo, anche se bisogna fare un po’ di attenzione... Le persone che incontro in giro sono tutte super disponibili, percepisci la loro passione, vedi tanto affetto e il legame nei confronti della maglia. Le persone ti sono amiche anche non conoscendoti. E poi qui c’è una sola squadra: il napoletano tifa Napoli. Il karaoke? Il mio maestro è Mazzocchi, lui canta davvero bene. Prima o poi lo vediamo a Sanremo. Durante questa festa di compleanno a cui sono andato con dei compagni c’è questo momento divertente con Rocco Hunt e Sal Da Vinci tutti a cantare, è stato un bel momento".
Lukaku ha detto che i videogiochi sono un ottimo collante per legare con gli altri giocatori: sei d’accordo?
"Sicuramente possono aiutarti in quel senso. Io gioco e capita di farlo anche con alcuni compagni, ma lo faccio soprattutto per sentire i miei amici di Torino. In realtà, con alcuni come Simeone e Meret giochiamo ai giochi da tavola oppure facciamo le escape room. Sono cose che ti permettono di passare una giornata un po’ diversa e in compagnia".
Qual è il giocatore che ammiravi da bambino?
"Da piccolo guardavo spesso i video dei difensori italiani, da Maldini a Nesta, passando per Cannavaro. Vedevo tantissimo su YouTube le compilation con le loro migliori azioni difensive. Poi crescendo mi sono appassionato a Sergio Ramos, per il suo carisma e la sua personalità, oltre che per il suo modo di giocare. Sono questi i giocatori dai quali ho cercato di prendere spunto".