Ismael Bennacer, centrocampista del Milan, ha parlato ai microfoni di Istant Foot. Ecco le dichiarazioni del calciatore rossonero:

Milan: le parole di Bennacer

"Ho ascoltato il progetto sportivo, come ho sempre fatto. Ho visto quanto mi volevano e quanto mi desideravano davvero: non ho mai guardato il contratto, mai. Quando ho firmato, pensavo al progetto, non al denaro. Il mio agente mi ha detto: "È la squadra che ti vuole di più, e il progetto sportivo che stai cercando". Volevo andare in un grande club ed è quello che sono riuscito a fare. A Empoli meritavamo molto di più, non la retrocessione. La Coppa d'Africa ha aiutato ma avevo già parlato con il Milan. Ricordo bene che dopo la semifinale, due giorni prima della finale, Massara mi ha chiamato parlando francese. Gli ho detto: "Vincerò la coppa e verrò". Volevo migliorare, crescere, e il progetto era giusto per me".

Bennacer sul passaggio di Calhanoglu all'Inter

"Non ne sapevo nulla: l'ho scoperto all'ultimo minuto quando Eriksen ha avuto il malore. Hakan voleva restare al Milan, ma poi non so cosa sia successo. Forse non hanno raggiunto un accordo. Siamo amici ma in campo non ci sono amici, a maggior ragione in un derby. Lo rispetto, ma quando ho letto di questo trasferimento, mi sono detto: "No". Ero in vacanza, l'ho visto e ho pensato: "Non può averlo fatto". Personalmente, non potrei mai farlo: rispetto troppo il Milan. L'Inter può offrirmi quello che vuole, ma non succederà. Amo questo club. Non significa che resterò qui per tutta la mia carriera - non so cosa succederà in futuro - ma sicuramente non andrò mai all'Inter".

Bennacer su Leao

"Siamo arrivati insieme quell'estate. Parliamo molto. Rafa in campo è incredibile, ma fuori dal campo è più rilassato. Parliamo sempre: quando ha bisogno di qualcosa, io ci sono. È come un fratello minore, gli do consigli. Sono così con tutti perché la squadra viene prima di tutto. Lui ed io c'eravamo quando è iniziata la ricostruzione della squadra. Mi sento un leader, ma questo non significa che mi sento più forte degli altri. Ho più responsabilità: devi dare l'esempio quando indossi la maglia del Milan. Oggi cerco di fare sentire a loro agio i nuovi: gli do il mio numero di telefono, gli dico di non esitare a chiamarmi se hanno problemi. È normale essere timidi quando arrivi in uno spogliatoio nuovo: è successo anche a Saelemaekers. Penso prima alla squadra. Sappiamo che il club deve tornare il più in alto possibile in Europa".