Contenuto non disponibile
Arrigo Sacchi, ex tecnico del Milan, ha parlato nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. L'ex ct della Nazionale ha parlato dell'eliminazione a sorpresa della Juventus dalla Champions League.
Intervista a Sacchi sull'eliminazione della Juentus
Sorpreso?
«Speravo ovviamente che passasse e confidavo ci riuscisse dopo aver apprezzato il secondo tempo della partita con la Lazio in cui mi ero divertito a vederla. Avevo pensato: se gioca col Porto con la stessa intensità passa il turno».
E invece che è successo?
«Quello che è successo in tutta la stagione, fatta eccezione per la ripresa contro la Lazio... Sono mancati intensità, gioco corale, capacità di attaccare e difendere in 11. E arrivo a dire, anche se può sembrare assurdo in una partita così importante, le motivazioni. Difficile diversamente spiegare l’incapacità di approfittare della superiorità numerica per 70' tra tempi regolamentari e supplementari».Ultime Juventus: Sacchi sul Porto
Il Porto è stato sottovalutato?
«Temo di sì. Non è un top club europeo al momento, ma è una squadra molto organizzata, si muove in modo corale, armonico, esce sempre palla al piede, ha palleggiatori e giocatori tecnici funzionali all’idea di calcio che vogliono proporre. In più ci hanno messo grandi motivazioni e coraggio. Se non sei organizzato e non sai sempre cosa fare, non passi il turno giocando due terzi di gara in inferiorità numerica, per colpa di una sciocchezza. Ma non bastano le tue qualità, devono esserci anche i limiti altrui. Il comportamento della barriera juventina sul 2-2 è la sintesi del discorso sulle motivazioni, lo spirito di squadra, il fare le cose insieme».
Oggi nel mondo juventino c'è la caccia ai colpevoli.
«Non mi piace partecipare ai processi. Dico solo che nel bene come nel male nel calcio prima di tutto viene la società con la sua storia, le sue visioni, le sue competenze, il suo stile e le sue norme. Poi viene la squadra, compreso l’allenatore ovviamente. E ultimo il singolo».Sacchi e la sua intervista su Pirlo
Pirlo: si temeva fosse un rischio la sua inesperienza.
«Fatico a giudicare Pirlo. Perché non so se ha fatto delle richieste per l’idea che aveva in testa o pur di allenare la Juve ha accettato tutto, col rischio di bruciarsi. Lo scorso anno si è passati da Allegri a Sarri, due tecnici bravissimi, totalmente diversi, mantenendo la stessa squadra. Non è coerente...».
Cosa consiglia alla Juve?
«Di scegliere un allenatore che abbia una idea di gioco: che voglia proporre un calcio di squadra e offensivo. Poi gli chiariscano quale è il budget a disposizione e seguano le sue indicazioni per acquisti e cessioni. Comprando giocatori che siano affidabili, funzionali a quelle idee, abbiano motivazioni forti. La Juve vince da sempre in Italia ma non in Europa dove si gioca un calcio diverso. E se non cambia continuerà a non vincere».