L'ha definita come una delle delusioni più grandi della sua carriera, accompagnata da alcune fasi non proprio chiarissime. Paolo Di Canio, a distanza di mesi e in un'intervista a Il Corriere della Sera, torna sulla decisione di Sky di estrometterlo dalla squadra dei commentatori: l'ex giocatore ha poi colto l'occasione per rivelare una non banale confessione. 

LA DECISIONE DI SKY - "Non ho fatto nulla, almeno questa volta. A causa di qualcosa ormai lontano nel tempo ho perso un lavoro che facevo con entusiasmo. Ci sono rimasto non male, peggio. Ho urlato. Mi sono sentito un appestato. Avrei voluto reagire d'istinto",

L'AMMISSIONE - "C'e' tanta gente che ha ogni diritto a sentirsi ferita dall'esibizione, per quanto non voluta, di quei tatuaggi. E un'azienda importante come Sky ha diritto a non vedersi associata a una simbologia che non condivide.

Ma non era stata una mia scelta. E ancora oggi ne pago le conseguenze. Non rinnego le mie idee. E la gente cambia. Io sono cambiato, non da ieri".

QUEL SALUTO ROMANO NEL 2005... -  "E' la cosa di cui mi piu' mi pento nella mia carriera. Non avrei mai dovuto farlo. Lo sport deve restare fuori da certe cose. Per provocare. Per rabbia. Era scoppiato il casino. Mi tiravano sassi dagli spalti. Sputi, cori con insulti terrificanti ai miei genitori. Le ho detto che sono pentito, non che nella mia vita sono stato un santo".