Inizia ufficialmente l'avventura di Luciano Spalletti come commissario tecnico della Nazionale Italiana. Questa mattina il trainer toscano - che nelle scorse ore ha diramato la sua prima lista di convocati - è intervenuto in conferenza stampa insieme al presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. Di seguito le sue prime dichiarazioni da ct azzurro.

Italia, le parole di Spalletti in conferenza stampa

"Grazie a tutta la Federazione per questo bellissimo incarico e a tutto lo staff, sono stati giorni molto intensi, mi dovevano dare tutte quelle cose per mettermi nelle condizioni di sviluppare bene il mio lavoro e lo hanno fatto in modo completo. Ho passato molto tempo in questo luogo che si può definire l'università del calcio, ho imparato tantissime cose, ma essere qui alla conferenza stampa della mia presentazione come ct della Nazionale è un'emozione indescrivibile, un sogno che parte da lontano. 

Quando avevo 11 anni c'erano i Mondiali in Messico, le mamme cucivano in casa e chiesi alla mia di farmi una bandiera dell'Italia più grande possibile per festeggiare il 4-3 contro la Germania. Ora questa bandiera la riporterò in campo e spero di far rinascere quel sogno di poter portare questa bandiera in tutte le migliaia di bambini che sono a guardare la Nazionale.

Il presidente l'ha già detto. Ha visto subito in me la voglia di assumere questo incarico, sono stato felicissimo dalla prima telefonata ricevuta. Cerco la felicità, è questo ciò di cui abbiamo tutti bisogno. Non riesco di solito a essere felice da solo, o per qualcosa che riguarda me stesso. La mia felicità riflette verso gli altri, se la gente intorno a me non è felice non riesco neanch'io. Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità. Questa cosa è da chiarire subito coi calciatori, perché loro devono essere felici di vestire questa maglia e solo così possono dare il meglio in campo. Abbiamo una storia importantissima e voglio vedere appartenenza per questa maglia perché non è una divisa qualunque, la maglia del club deve sempre andare sotto a quella della Nazionale perché è una cosa importante e non tutti la possono vestire.

Da Mancini eredito una buona Nazionale, lui ha vinto un Europeo ha fatto un record di 37 risultati utili consecutivi e ha lanciato molti giovani. L'ha fatto in maniera imponente e ha scoperto talenti utili. Poi bisogna cancellare assolutamente l'amarezza di due risultati che ci sono successi, dobbiamo assolutamente prendere le distanze, prendere la distanze dal pensare che il nostro è un calcio minore. E poi dobbiamo fare un calcio che piace a tutti: è sempre la giusta via di mezzo ciò che riesce a prendere più cose e a far partecipare più anime e a rendere più redditizio il lavoro che fai. Noi vogliamo fare un calcio che somigli a una Nazione forte come l'Italia. Forse non sarò il miglior allenatore possibile per la Nazionale, ma sarò il miglior Spalletti possibile".

Spalletti sul nodo della clausola col Napoli

"Per quanto riguarda il Napoli dico che è stata una esperienza bellissima, è stato qualcosa di travolgente forse più di ciò che uno si possa aspettare. E' per me un ricordo bellissimo. Per quanto riguarda la clausola, niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta. Ci sono delle cose che dobbiamo mettere a posto dove stanno lavorando gli avvocati e io spero si possa arrivare il prima possibile alla migliore soluzione per tutte e due le parti".

I criteri delle convocazioni

"Dobbiamo giocare due partite fondamentali e quindi ci serve spessore internazionale ed esperienza. Non voglio avere un numero esagerato di giocatori perché poi dispiacerà dover mandare qualcuno in tribuna. In questo momento qui è fondamentale guardare il minutaggio, perché è diverso adesso rispetto a dicembre. Verratti e Jorginho non li ho chiamati perché non avendo mai giocato è impensabile convocarli. Non conta il nome, ma il comportamento e quello che accade".

I rapporti con le società

"Conosco le difficoltà dei club, ma poi i club devono sapere che il bene della Nazionale è il bene di tutto il calcio italiano. Non dobbiamo mai essere in contrasto. Io cercherò di avere un rapporto continuo con gli allenatori, qualcuno l'ho già chiamato. Ci sono dei giocatori che non ho convocato ma meritavano di essere al corrente e l'ho fatto. C'è una percentuale abbastanza negativo che è il numero di tesserati: 150 convocabili su 570. Poi c'è da vedere in che squadra giocano, in che ruolo. 'Non è dove nasce che rivela la tribù a cui appartieni, ma dove muori', dice un detto indiano. Quindi dobbiamo andare a vedere anche cosa offrono altre parti del mondo. Conta la partecipazione e la voglia di rappresentare la nostra storia. Noi abbiamo una storia da rappresentare, gente come Lippi, Pozzo e Bearzot... Dobbiamo dare continuazione a questa storia. La vera vittoria è quando vai dall'altra parte del mondo e trovi i bambini che identificano l'Italia con Buffon, è segno che hai evidenziato uno stile e fatto vedere un comportamento".

Leader, registi e attaccanti secondo Spalletti

"Di leader non ne basta uno solo. Quando si veste questa maglia bisogna avere la postura di chi sa che vestirà questa maglia, affrontiamo sempre giocatori importantissimi. Un leader solo non basta ma è chiaro che poi ci saranno giocatori con più esperienza, con meno timidezza. La responsabilità è una cosa che in alcuni momenti ti schiaccia ma per essere persone forti abbiamo bisogno della responsabilità. Questo incarico che il Presidente mi ha dato è della massima responsabilità, ho intravisto in tutte le persone che sono venute a trovarmi per sistemare le cose che la Nazionale è una cosa importante. Io senza responsabilità non so dare il meglio di me stesso, quando qualcuno vuole impormi la sua legge e mi viene addosso che divento migliore. Per essere belli bisogna essere veri, pratici, giusti, per vestire questa maglia dobbiamo dare battaglia.

Sul regista dico che ne ho più di uno, ma va messo in un contesto. Intanto noi vogliamo giocare con la difesa a quattro e qualcuno è stato scelto tra i convocati perché gioca a quattro. Poi secondo me non c'è differenza perché chi gioca a tre sposa benissimo il calcio che vogliamo fare perché noi vogliamo sempre andare a prendere la palla. Ci sono due cose che contano nel calcio: pressione e costruzione, poi tutto il resto viene di conseguenza. Sono cose che vogliamo provare a fare: vanno messe un po' tutte insieme. Il regista può avere diverse caratteristiche, può essere più di gioco o più tignoso. Di registi in squadra ne abbiamo, uno è il regista della Juventus. Lui ha il regista nella Juventus e poi ci sono anche altri calciatori senza fare nomi... ma Cristante lo sta facendo in maniera splendida e ha quella fisicità che ti può aiutare in una parte della partita e potrà aiutare di più i suoi compagni di reparto. Ora la fisicità è diventata una cosa fondamentale nel calcio.

Di centravanti ce ne sono in Italia, ci sono giocatori in grado di vestire questa maglia. Non ho chiamato Kean e Scamacca per il minutaggio, ne ho chiamati altri tre e andrò a conoscerli. Poi è chiaro che quello fisico ha caratteristiche ben precise, ma magari Raspadori è più bravo a partecipare al gioco di squadra. Andremo a cercare cose e risposte che siano complete e ci possano dare entrambe le cose, altrimenti cercheremo di calcare la mano su chi è ben calibrato su certe caratteristiche. Ma ci sono potenzialità uguali da poter sfruttare e poi secondo me ci sono anche giocatori di altre posizioni che possono giocare lì, c'è un lavoro da fare che è una cosa normale per chi ricopre il mio ruolo e poi ho portato come me i miei collaboratori. Mi fido molto di me stesso, ma anche di loro".

Le parole del presidente Gravina

"Inizia un nuovo capitolo della storia azzurra, oggi inizia questo nuovo capitolo di un libro inedito della nostra enciclopedia sportiva. Con questo capitolo inizia l'era di Luciano Spalletti. In pochi giorni abbiamo dovuto rimediare a una crisi importante e imprevista, senza precedenti, e l'abbiamo affrontata con silenzio e stile. Abbiamo voluto dare priorità alla maglia azzurra e mettere subito il valore della nostra Nazionale al primo posto e non abbiamo voluto anteporre a questi valori i nostro individualismi, le nostre prerogative personali o manifestare un pizzico di rabbia che a volte ti portare ad agire in maniera violenta. Però rabbia no, anche se un po' di delusione è inutile nasconderla. La nostra è stata una reazione composta che ha portato ad aprire un nuovo Capitolo. Sono orgoglioso e molto più motivato perché ho avuto modo di dividere le valutazioni tecniche da quelle personali.

Ho avuto modo di apprezza Luciano come persona che dedica tutta la sua capacità sentimentale e di sacrificio totale a tutto ciò che ama, ovvero alla sua famiglia, alle persone a cui è legato, alla sua terra, ai suoi animali e a quello che è un gioco a cui lui dedica molto tempo, ovvero il calcio. L'identità di Luciano è la sua cifra distintiva. Abbiamo fatto una scelta importante, volevamo dare alla Nazionale un grande allenatore e ci siamo riusciti. Quando ci siamo incontrati mi ha detto 'presidente, non perdiamo tempo, io voglio allenare la Nazionale italiana'. Questo per me è un biglietto da visita incredibile che dice tutto. Gli italiani hanno un grande allenatore e una grande persona. Da oggi racconteremo una nuova storia, a Luciano posso augurare, che presto si possa aggiungere una nuova etichetta come vittoria azzurra, passione azzurra, azzurro intenso. Grazie Luciano. Lunedì presenteremo Gigi Buffon come nuovo capo delegazione della Nazionale".