Potremmo parlare dell'ennesimo primato di Ciro Immobile, salito a quota 27 gol in campionato e 38 in stagione. Del suo sorpasso a Klose, Crespo e Signori nelle classifiche all-time biancocelesti. O, ancora, del record assoluto di dieci vittorie in trasferta della Lazio in un singolo torneo di Serie A. E invece no: troppo facile. Oggi, per evidenti (e poco valorizzati) motivi, preferiamo dare maggior risalto a chi all'apparenza potrebbe sembrare un umile operaio o la semplice rotellina di un ingranaggio che gira a meraviglia, ma che in realtà è tra gli attori principali di un cast da Oscar. Lucas Leiva, quel ragazzone biondo dal sorriso contagioso e la timidezza di un bambino al suo primo giorno di scuola. Lo stesso giocatore che, quando sbarcò a Roma lo scorso 18 luglio, qualcuno definì "pronto per la pensione". Sarebbe curioso e carino chieder loro conto adesso, a distanza di appena nove mesi. Ma si sa: dietro a una tastiera tutti sono bravi a sputare sentenze, quasi nessuno a fare mea culpa.


Eppure il "parto", inteso come periodo di ambientamento del brasiliano nella Capitale, è stato espletato molto prima. Anzi, l'impressione è che non gli sia nemmeno servito. Perché la verità è proprio questa: Leiva sembra che giochi in Italia da dieci o quindici anni, con la naturalezza e la placidità che contraddistinguono solo i grandi campioni. Non una parola fuori luogo o una polemica. Non si è mai scomposto, non lo farà di certo adesso davanti a chi (finalmente) ha cambiato idea su di lui. Né tanto meno ha mostrato alcun tipo di disagio sin dal momento in cui gli fu detto a chiare lettere: occhio, prendi il posto di Biglia, per te non sarà facile. Seconda verità da sottolineare: l'ex Liverpool è più completo e già più vincente del suo predecessore. I bacchettoni moralisti del "non sputare nel piatto in cui hai mangiato" stiano pure in silenzio: lo dicono i numeri, non il sottoscritto. A partire da un dato semplicissimo: Leiva, alla sua prima presenza in assoluto con la maglia della Lazio, ha alzato al cielo la Supercoppa italiana, il 13 agosto del 2017. Biglia, invece, sarà ricordato in primis per le tre finali su tre perse, sempre contro la Juventus. Il primo preso a 5 milioni dopo dieci stagioni ad alti livelli in Premier League, il secondo venduto a 19 senza aver mai collezionato almeno una volta 30 presenze in un singolo campionato di Serie A, soprattutto per via di continui problemi fisici, né un trofeo in quattro annate complessive. Ad oggi tra i due, anche dal mero punto di vista delle emozioni lasciate in eredità ai tifosi, c'è un abisso.

Il vero grande pregio del Lucas "nuovo" (in tutti i sensi) sta nell'aver cambiato il suo personale modo di giocare, trascinando con sé e su di sé la squadra. Altro che "lento" e "non adatto al calcio italiano", qui siamo di fronte probabilmente al miglior interprete del suo ruolo per caratura e continuità di rendimento avuta nel torneo ancora in corso. Due sole cifre, per rendere l'idea: 121 palloni toccati in Udinese-Lazio (record per un giocatore biancoceleste in questa Serie A), dopo la gara in Friuli è salito a quota 3 tackle vinti di media a incontro, diventando il migliore in questa speciale graduatoria davanti a Torreira, Barella, Allan e Badelj. Le 75 reti siglate finora dalla squadra (attacco più prolifico dopo 31 giornate, già record assoluto nella storia del club con sette gare ancora da disputare) si spiegano anche e soprattutto così. Di queste, due portano la sua firma (oltre a un assist per Milinkovic-Savic): mai a Liverpool gli era successo di metterne a referto più di una in una singola Premier, così come mai in Inghilterra aveva collezionato 4 marcature in una sola stagione. E siamo ancora a inizio aprile. Punto cardine e pedina insostituibile di Inzaghi, che sia nel 3-5-2, 3-4-2-1, 3-5-1-1 o qualsiasi altro modulo adottato o che adotterà in futuro il tecnico capitolino. Sacrificio, qualità, evoluzione tattica e una predisposizione fisica e mentale al cambiamento molto difficilmente pareggiabili tra i mediani attualmente in circolazione.

E anche al fantacalcio, ovviamente, le conseguenze non possono che essere positive: media del 6.48 in 29 apparizioni totali su 31 partite, frutto soprattutto di tanti ottimi voti. Sta chiudendo in crescendo anche sotto quest'aspetto: zero bonus nelle prime 20 giornate, +7 nelle successive dieci presenze. Sì, ci sta decisamente prendendo gusto: di questo passo, ad agosto, un posto tra i top a centrocampo sarà di diritto riservato anche a lui.