Di Monia Bracciali
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Hanno giocato venti minuti in una nebbiosa trasferta a Bergamo di cui nessuno si ricorda. Hanno fatto gol alla Cremonese tanti anni fa, ma poi, a ripensarci bene, forse era stato qualcun altro. Sono VIP (Very Improbable Players), giocatori molto improbabili, calciatori che hanno sfiorato appena il nostro calcio, allontanandosi senza quasi lasciare traccia nella memoria collettiva.
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Grazie per questo grande spot, mi ha reso famoso, adesso la gente sa di me e tu… Tu sei un gran figlio di puttana.
Zarrelli lì per lì era rimasto freddo come il ghiaccio, poi aveva sbottato tutta la sua rabbia, composta, per essere stato scoperto. Aveva accettato felice l'intervista a domicilio di Sky e aveva iniziato col dire le solite cose, false, sulla sua carriera da finto calciatore, con l'aggiunta che lui aveva anche un fratello portiere, tesserato per il Torino. La messa in scena del programma inglese “Superfakes” durò qualche minuto. Il giocatore si voltò e trovò davanti a sé nuove telecamere che smascherarono una carriera che lui non aveva mai avuto perché non era mai iniziata. Zarrelli rimase impassibile davanti alle accuse,in fondo non poteva dire niente: le sue bugie per diventare un giocatore professionista e le maglie di club blasonati mai indossate, non ammettevano alcuna replica. Era stato scoperto, il suo girovagare tra la Scozia e l'Irlanda, nei campi semi-professionistici, gli alberghi e i ristoranti coi conti mai saldati, le fughe, i fax farlocchi della Figc: tutto finito? No. Anzi. La faccia da ragazzo per bene che gli aveva aperto tutte le porte aveva ancora qualche finestra da offrirgli e infatti, quando la sua truffa fu diffusa pubblicamente nel Regno Unito, c'è sempre stata una società che gli ha dato l'ennesima nuova possibilità.
Alessandro Zarrelli nasce a Rivoli, in provincia di Torino, nel settembre del 1984. Come ogni ragazzino sognava di fare il calciatore. Come ogni ragazzino, al netto delle solite pochissime eccezioni, non aveva i mezzi per sfondare. Ecco perché poco più che maggiorenne se li inventò di sana pianta. Nel 2005 mandò un fax al Lisburn Distillery, in Irlanda del Nord. Il funzionario federale, Matteo Colabase, garantiva per lui: una punta eccezionalmente talentuosa. Nel curriculum anche l'esperienza con i Glasgow Rangers nel 2001, finita presto perché era solo un ragazzino. Poi nel 2003 lo Sheffield Wednesday, ma anche un provino andato male all'Hillsborough. Infine, il timbro falso come le sue credenziali, della Figc perché il tesseramento rientrava nell'ambito di uno scambio culturale tra i due Paesi. La Federazione italiana avrebbe pagato l'ingaggio. Il club nordilandese accettò le condizioni ma non funzionò perché Zarrelli non aveva grandi qualità. Il ragazzo decise di scappare e andare in Galles. Altro viaggio, solito metodo: il fax, le garanzie offerte da Colabase e l'ingaggio coperto dalla Federazione con tanto di timbro. Al Bangor City il manager Peter Davenport lo accolse a braccia aperte, accettò pure di corrispondergli 200 sterline a settimana. Tuttavia Davenport un paio di telefonate, una in particolare ad un collega di Sheffield, le fece: nessuno aveva ma visto Zarrelli o il suo agente. “Un giocatore medio, niente di speciale” sosteneva il manager, che spiegò di averlo tenuto in prova dieci giorni pure perché arrivò col naso rotto. Pure al “Recency Hotel” dove soggiornava destò sospetti: “Se sei un buon giocatore, come mai non giochi in Italia?” gli chiedevano alla reception. Da quell'albergo scappò e il conto lo saldò pagare Davenport che nel frattempo si dava dell'ingenuo. A Zarrelli non andò meglio neppure al Connah's Quay Nomads ma pure in questo caso evitò il peso di coprire il costo dell'alloggio, ricaduto sul club. Era ottobre del 2005 quando la Federazione gallese lanciò una sorta di allarme: un giocatore italiano dalla carriera falsa sta ingannando le società d calcio chiedendo un provino tramite fax e mail insistenti.
Nel maggio del 2006 Sky decise di fare luce su Zarrelli. Fu qui che l'emittente entrò nell'albergo dove alloggiava e lo smascherò dicendogli che sapevano tutto di lui e della sua farsa. Il ragazzo si limitò a rispondere che questa era la fine di tutto e che non avrebbe mai ingannato più nessuno. La carriera di “Alex Zarelli” come lo chiamavano tutti, non era mai esistita esattamente come il funzionario federale Colabase, figura mai stata reale, tanto che al numero di telefono dato nel nominativo, avrebbe risposto la madre. I fax invece venivano mandati non certo dalla Figc ma dai negozi.
Paradossalmente, la carriera dell'italiano iniziò qui. In Scozia un biennio con l'Ardeer Thistle con addirittura 31 presenze, il suo acquisto da parte del Queens Park e Irvine Meadow al quale viene ceduto in prestito nella stagione 2009-2010. Poi in Inghilterra col Northwich Victoria, Hucknall Town, Lincoln Moorlands, Diss Town. Zarrelli tornò a fare notizia nel 2013, col suo passaggio al Downham Town, dove il presidente Pete Brasset dichiarò di essere felice di dargli un'altra possibilità. Tuttavia l'attaccante rimase in rosa solo poche settimane per essere poi ceduto a destra e manca: Long Melford, Erith, Eastbourne Town, Sheppey United, Selrik nell'ultima stagione. Da luglio fino al 23 settembre è stato un giocatore del St Cuthbert Wanderers, adesso è tesserato per il Widnes (se non ha già cambiato squadra) ed è allenatore presso l'Accademy dell'Hibernian.
Posted by Alessandro Zarrelli on Domenica 12 aprile 2015
Zarrelli continua a seguire la sua ambizione senza freni e sta anche studiando “Msc Sport Coaching” all'Univeristà di Stirling. La sua presenza è schiacciante in ogni social network, da facebook (fortissimo tifoso interista), twitter (profilo lucchettato) e Linkedin. Nel Regno Unito lo paragonano ad Ali Dia con la differenza sostanziale che l'italiano, al contrario del senegalese, non ha mai mollato.
Posted by Alessandro Zarrelli on Venerdì 2 ottobre 2015