Paolo Condò intervista Massimiliano Allegri: il tecnico della Juve ha ripercorso i suoi tre anni alla Juventus, tra successi e finali di Champions League. L'intervista integrale deve ancora andare in onda, ma il sito dei bianconeri ha concesso qualche anticipazione. 

IL CALCIO - "Alla fine, tutto è molto semplice: bisogna avere giocatori bravi e sapere passarsi la palla. Quando a fine partita sento parlare di arbitri, numeri e schemi sorrido: si focalizza l'attenzione troppo poco sulle grandi giocate, su una parata di Buffon o su un lancio di PirIo".

L'ARRIVO ALLA JUVE - "Nel 2014 percepii subito la forza della società, fondamentale per raggiungere risultati. Parte dei tifosi erano diffidenti, ed era normale, in quanto erano legati ad Antonio Conte, ma io guardando la squadra ero convinto che si potesse continuare un percorso vincente, sennò non sarei venuto qui. Il primo anno non ho stravolto nulla puntando a confermarci in Italia e a crescere a livello internazionale. La difesa? Poteva giocare indifferentemente a 3 o a 4, essendo una delle migliori in Europa".

L'ULTIMA STAGIONE - "Intanto, dico che è molto sbagliato considerare questa stagione “normale” solo per i 40 minuti di Cardiff. Ci siamo assestati fra le migliori d’Europa, dobbiamo continuare a crescere: da quella famosa partita con il Malmo, qualche anno fa, di acqua sotto i ponti ne è passata e noi siamo diventati grandi in autostima e consapevolezza, ma non basta ancora".

LA FINALE DI CARDIFF -  "La Finale è una partita secca, da vincere e basta, la tattica conta meno che sulla doppia sfida, come si è visto in questi anni proprio per esempio con Real e Barcellona. A Cardiff il Real ha dimostrato di rispettarci molto, aumentando i ritmi solo quando ci hanno visti in difficoltà".

BONUCCI E DYBALA - "Bonucci deve solamente capire che lui è il futuro leader dello spogliatoio: un giocatore straordinario. Dybala? Diventerà uno dei più forti giocatori al mondo".