Viktor Kovalenko, centrocampista dell'Empoli, ha concesso un'intervista alla "Gazzetta dello Sport" che vi riportiamo.

Sulla guerra

«Papà è qui con me, la sera mangiamo insieme e all’ora della cena chiamiamo mamma. Lei è rimasta a Kherson, non vuole lasciare la nostra casa. Per lei non sarebbe facile vivere da un’altra parte, parla solo ucraino. Ci racconta com’è andata la giornata e capita che dica: “Oggi è arrivato qualche missile”. Come fosse una cosa normale. La guerra ha tanti risvolti tragici, tra cui questo: dopo un po’ ci fai l’abitudine, la consideri parte della tua giornata, impari a conviverci. Ma come fai a convivere con la paura, con l’orrore, con il senso di oppressione e prigionia anche se sei libero?».

Sui calciatori russi

«Non so come reagirei se trovassi un russo in campo. Non è colpa loro, ma mi dispiace che non abbiano usato i social e la popolarità per diffondere messaggi contro la guerra».

Sul gol al Napoli

«E’ stato il gol più bello della mia carriera. Ma anche se fosse stato brutto lo prendevo lo stesso: decisivo, al Maradona, contro i campioni d’Italia. Con Andreazzoli mi trovo bene, giochiamo un po’ come il mio Shakhtar. Spero di tornare a Empoli sui livelli migliori e di meritarmi di nuovo la convocazione in Nazionale. Poter rappresentare l’Ucraina avrebbe per me un valore immenso. E, dopo il pari con l’Italia, speriamo di qualificarci all’Europeo con i playoff» .