Uno speciale della Lega Serie A dedicato a Robin Gosens. Il difensore tedesco si è raccontato dal Museo Stibbert; il giocatore della Fiorentina ha parlato della città di Firenze, ma anche dei suoi inizi e del suo primo arrivo in Italia, quando Gasperini e Sartori lo chiamarono per convincerlo a firmare per l'Atalanta. Di seguito le parole di Gosens.

Le parole di Gosens

Le parole di Gosens: "Se non fossi diventato calciatore probabilmente sarei diventato poliziotto come mio nonno. Ho sempre desiderato farlo. Penso che un calciatore possa essere un buon calciatore solo investendo il proprio tempo, proprio come il vino: ci vuole pazienza. Il calcio per me è passione, e alla fine ciò che mi dà più piacere nella vita insieme alla mia famiglia".

Gosens: "Avrei voluto fare il poliziotto. Firenze? Un museo a cielo aperto" (Getty Images)
Gosens: "Avrei voluto fare il poliziotto. Firenze? Un museo a cielo aperto" (Getty Images)

Sul passaggio all'Atalanta

Sul passaggio all'Atalanta: "Quando ero nei Paesi Bassi, un giorno ho ricevuto una chiamata piuttosto strana da Gasperini e da Sartori: 'Robin, ti voglio assolutamente qui, sarebbe bellissimo'. Ma parlava italiano e io no! Avevo un direttore sportivo al telefono e non capivo cosa volesse quindi all'inizio ho chiuso la chiamata e respinto la possibilità di venire in Italia senza volerlo. Il mio inizio era caratterizzato da alti e bassi anche per l'ostacolo della lingua. Cercavo di fare quello che mi chiedevano ma non capivo esattamente cosa. Poi sono diventato titolare e ho imparato la lingua che alla fine mi ha permesso di essere qui".

Sulla psicologia

Sulla psicologia: "L'Atalanta mi ha fatto crescere quando ero un giocatore sconosciuto e mi ha permesso di andare all'Inter, dove ho vissuto una mentalità incredibile. Mi ha insegnato come affrontare gli alti e bassi, per questo vorrei seguire la carriera psicologica quando smetterò, per aiutare chi soffre di disturbi d'ansia o di depressione. Credo che sia una forza avere il coraggio di parlare. L'anno scorso ho vissuto una crisi mentale, le cose non andavano bene in Germania e ho lavorato tanto con la mia psicologa perché dobbiamo capire come funzionano le emozioni".

Su Firenze

Su Firenze: "Credo che cultura sia la parola giusta per Firenze, è come un museo a cielo aperto: sembra che ogni luogo ricordi quanto sia straordinaria l'Italia. Ciò che apprezzo molto della mia vita e di questa città è la possibilità di conoscere questa cultura, queste persone, questo modo di vivere. Vedo un'analogia con il calcio e con questi guerrieri, perché mi sento così, parte di una squadra. Firenze è sicuramente una delle capitali della cultura e dell'architettura, ma anche la cucina è fantastica. Qui è tutto buono, dal pane senza sale alla bistecca passando per il Chianti".