Contro la Lazio si candida a tornare in campo da titolare Beto, in coppia con Deulofeu, dopo la panchina di Verona, mentre a Dazn si è raccontato in tutte le sue sfaccettature.
Udinese, le parole di Beto
Ospite della puntata di "Lost in the Weekend", trasmissione di Dazn, Beto ha parlato un po' di sé, del suo passato, dei suoi idoli, delle sue passioni.
“Solo tre anni fa ero all'Uniao de Tires, una squadra di quartiere non professionistica, e la mia vita era semplicemente lavoro, allenamento, lavoro, allenamento, ma era una vita bellissima per me. Lavoravo al fast food KFC, e mi piaceva. Non dimentico da dove arrivo ma non ci penso continuamente; posso dire che quando torno a casa in Portogallo, vado sempre nel KFC dove lavoravo per salutare i miei ex colleghi”.
Sull'approdo al professionismo
"Ci ho sempre creduto che avrei fatto il calciatore professionista; non ho davvero mai smesso di crederci. Era il mio obiettivo e l'ho realizzato; con i miei compagni di squadra circa 5 anni fa feci una scommessa che sarei arrivato nel calcio professionistico. Soltanto due credevano in me, gli altri no, e mi dicevano che era impossibile. Sono rimaste solo chiacchiere, perché poi sono andato alla Portimonense e tutti mi dicevano che ero un fenomeno e che credevano in me”.
Sul passaggio all'Udinese
“Ho fatto davvero di tutto per venire all'Udinese, perché mi è sempre piaciuta tanto l'Italia come paese e come calcio. Sto bene qui. Futuro lontano da qui? Inutile parlarne ora; la stagione è ancora in corso, io sono tranquillo e sto molto bene. Ci penserò su molto in caso prima di lasciare eventualmente l'Italia”.
Sulle sue doti
"In Portogallo ho fatto molti gol belli, tanti d'istinto, e in Italia li farò, ma bisogna aspettare, ci vuole calma. Un gol che mi farebbe impazzire non sarebbe per bellezza, ma per importanza. Vorrei segnare un gol in finale di Champions' League, e mi basterebbe appoggiare la palla a porta vuota. Per ora ho fatto il gol alla Beto qui, quello contro la Lazio dell'andata, nello stile di Adriano con l'Inter contro l'Udinese. E' quello il senso del gol alla Beto”.
Sul tempo libero
“Non ascolto la musica classica, ma mi piace tantissimo la nona sinfonia di Beethoven. E' una sinfonia bellissima, che mi carica anche prima dell'allenamento. La mia giornata tipo è calcio, casa, riposo o al massimo Call of Duty. Mi piace spingere anche in quel gioco; sono uno che va all'assalto, e mi piace vincere anche lì”.
Sull'allenamento con palline da tennis
“E' vero che mi allenavo con la pallina da tennis, perché all'epoca sbagliavo tanti gol, anche se qualcuno lo sbaglio anche ora. Il mio mister dell'epoca a fine allenamento mi faceva calciare con la pallina da tennis, e mi diceva che se imparavo a colpire quella sarebbe stato molto più semplice colpire il pallone da calcio”.
Sulla sua crescita
“Ho detto che sono completo e incompleto, lo ribadisco. Completo perché sono alto, strutturato, veloce, forte, ma anche molto incompleto sotto il punto di vista tecnico; devo essere più intelligente giocando e ho molte cose da migliorare. Ne sono consapevole”.
Sulla nazionale
“Ronaldo non si tocca; è il top. Se arrivassi in nazionale sarebbe bello giocare con lui. Sono stato preconvocato, ma non ho l'ossessione di andare”.
Sul suo idolo
“Vorrei incontrare Samuel Eto'o, il mio idolo assoluto. Da piccolo ho sempre scritto il mio nome Beto'o sul mio quaderno di scuola, per far capire quanto mi sia sempre piaciuto”.
