Romelu Lukaku, attaccante del Napoli, ha parlato nel corso di un'intervista concessa ad  "Amici di Sport" del suo rapporto con il Belgio come riportato da Le Soir.

Intervista a Lukaku

Nazionale? "Spero di riscoprire la passione di giocare per la Nazionale, che il fuoco mi bruci nuovamente per i Red Devils. Dopo il Qatar ho pianto ogni giorno per settimane. Il prossimo obiettivo è il Mondiale tra due anni e sembra ancora lontanissimo. Voglio davvero tornare in Nazionale con buone sensazioni e assumere un ruolo di leadership. Ma non posso essere felice se non vinciamo. Questa è l’unica cosa che manca a questo gruppo: i giovani hanno già fatto molta strada ma, a livello di mentalità vincente, possono fare molto meglio. Questo è quello che posso insegnargli".

Momento no? "In Qatar volevo esserci per il mio Paese perché l’allenatore e la squadra avevano bisogno di me. È stata la prima volta in 29 anni che il calcio mi ha segnato. Non ho mai pensato alla depressione, ma ho pianto ogni giorno per settimane. Anche in vacanza. Thierry Henry mi chiamava tre volte al giorno. Mia madre e i miei figli erano a Milano, ma non avevo energie. Avevo bisogno di stare da solo per un po’". 

Ct Tedesco? "Quando è arrivato, volevo fermarmi. Mi ha detto che aveva bisogno di me. Così sono andato a casa, ho parlato con la mia famiglia e poi ho deciso di andare. Dopo le partite in Svezia e Germania, avevo ancora dei dubbi. Caso Courtois-Tedesco? La Federazione avrebbe dovuto gestire meglio la situazione. Nella prima conferenza stampa avrebbe dovuto dire: “Nessuna domanda su Thibaut e sul caso”. L’allenatore ha detto quello che aveva da dire, ma la Federazione doveva intervenire. Ora questa faccenda si trascina ancora. In quale altro paese succede questo?".