Igor Tudor, ex tecnico della Lazio e difensore della Juventus, ha parlato nel corso di un'intervista concessa a Tuttosport del suo momento personale e non solo. 

Intervista a Tudor

Riposo?   «Sto bene, grazie. Mi sto godendo la famiglia qui, a casa mia, a Spalato. La maggior parte del tempo posso finalmente passarlo con i miei cari, mia moglie e i tre figli: il ragazzo di 18 anni, la ragazza di 15 e la bimba di 7. Quando alleni all’estero ti perdi tanti momenti da marito e papà: io amo portare i figli a scuola ora che posso, e vederli crescere è una gioia. È una sofferenza stare lontano da loro quando alleno all’estero. A Spalato mi trovo benissimo, e ogni tanto vado qui di fronte all’isola di Hvar dove vivono i miei genitori». 
 
Juventus-Lazio? 
«Sicuro che la guardo. Io mi aspetto una bella partita con due squadre allenate da due tecnici nuovi, partiti bene con energia e idee nuove. C’è positività intorno a loro. A me piace vedere le azioni da rete e credo che il calcio debba andare in questa direzione. I tifosi li attrai se giochi all’attacco per fare gol e credo che sia Motta che Baroni da questo punto di vista siano partiti col piede giusto». 
 
Cambio in panchina?
«La classifica non è ancora importante, siamo appena partiti. Le rose sono costruite per ottenere risultati adeguati ed entrambe sono attrezzate per dare soddisfazioni ai rispettivi tifosi». 
 
Motta?
«Penso che la sua fase difensiva sia il punto di forza. Per quanto riguarda la sua fase offensiva io la penso come lui: non ci sono più i ruoli fissi, il numero 6, il numero 8 etc. Io credo che sempre di più nel futuro il calcio andrà in questa direzione, meno posizionamento e caos organizzato». 

Baroni a 61 anni in una big? «Questo è molto bello, il fatto che un tecnico possa avere una sua opportunità anche dopo una carriera già lunga. Non tutti riescono a essere scoperti subito. Lui ha dato una bella identità alla Lazio. Sono stati presi anche giocatori importanti come Tavares, Tchaouna e Dia che si sono uniti a un gruppo composto da ragazzi perbene». 
 
Che tipo di progetto le piacerebbe affrontare? Meglio in Italia o all’estero? 
«Non fa differenza, l’importante è la condivisione del progetto e dei pensieri con il club , con i dirigenti. Vedere il calcio nello stesso modo per come costruire e gestire una squadra. Rispettando i ruoli di tutti».