Victor Osimhen, attaccante nigeriano del Napoli, ha parlato nel corso di un'intervista concessa a Repubblica dopo il ritorno al gol contro il Venezia. Queste le parole della punta.
Intervista a Osimehn sull'infortunio
Infortunio?
«Ho sentito subito che la faccia mi era esplosa. E appena mi sono toccato sulla guancia sinistra non avevo più sensibilità. Ho avuto problemi anche a dormire, se mi giravo sul quel lato, faceva male. Però ho recuperato le forze, trascinato dalla voglia di giocare e di migliorare proprio sui colpi di testa. Non sono tipo da frenare la mia esuberanza, mai fatto calcoli, anzi ho sempre cercato di rimettermi in piedi subito, senza piangermi addosso. Io salto, scarto, scatto. Non ho paura di farmi male, e se perdo mi arrabbio. Sono molto suscettibile su questo, non mi arrendo».
Infanzia?
«Mio fratello più grande, Andrew, ha rinunciato a studiare, per mantenere me appena sono entrato nella scuola calcio. Devo riconoscenza a lui e alla mia famiglia. Le radici sono importanti».Osimhen sulla carriera da calciatore
L’operazione alla spalla, i provini in Belgio e i rifiuti, poi Charleroi e Lille.
«Se ho mai dubitato di potercela fare? No, non mi sono nemmeno mai posto la domanda, che continua a sembrarmi un lusso. Sentivo obblighi e responsabilità verso la mia famiglia. E a proposito dell’infanzia difficile, basta. Non ne posso più. L’ho già detto mille volte. Lo sanno tutti che appena vedo bambini vendere acqua ai semafori non provo né antipatia né insofferenza. Non potrei. Ma basta raccontare i giocatori africani solo come vittime, come storie tristi. Tengo alla qualità, alla tecnica, voglio diventare più bravo».
Osimehn su Gattuso e Spalletti
Differenze tra Gattuso e Spalletti?«Mi hanno aiutato tutti e due, posso e devo solo ringraziarli».
Il suo attaccante italiano preferito è Immobile
«Lo trovo straordinario. E lo ammiro. Sbuca sempre tra le difese, non si sa come ha il pallone tra i piedi, è sempre lì al momento giusto, magari non lo vedi, eppure eccolo improvvisamente tirare in porta. Fa sembrare tutto facile, soprattutto il gol. Un vero pirata».
Il difensore più difficile da affrontare? Indica Romero e il suo compagno di squadra, Kalidou Koulibaly.
«Koulibaly in allenamento, che non mi fa mai segnare. Quando è stata eliminata la mia Nigeria, ho tifato Senegal».
Su Insigne e la scelta di andare in Canada:
«Ne penso bene. È un uomo con una famiglia, avrà valutato, ragionato e scelto quello che è meglio per lui. Sono in una situazione diversa, ma non sono di quelli che dicono: io mai come lui».
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