Nessuno sconto per i club italiani. Andrea Traverso, Director Financial Sustainability and Research dell'Uefa ha parlato, durante la conferenza stampa di presentazione della nuova normativa sul Fair Play Finanziario, della situazione relativa ai club italiani. Utilizzando toni tutt'altro che concilianti.

Sui club italiani

"I club italiani avranno da lavorare di più rispetto alle squadre degli altri Paesi per rientrare nei paletti delle nuove regole economico-finanziarie dell’UEFA. E lo dovranno fare da subito".

Sulla pandemia

"La pandemia ha dato un colpo durissimo al calcio e in particolare a chi aveva difficoltà prima. I contratti coi calciatori bloccano i costi per un periodo di 2/5 anni, è un bene che quando entreranno in trattazioni con calciatori lo faranno in questa ottica. Quante squadre violerebbero oggi le norme? Prima della pandemia, a livello europeo la media legata al rapporto costi-ricavi era sotto il tetto del 70%, intorno a 67%. Significa che la maggioranza del club erano perfettamente all’interno, ma questo avveniva prima della pandemia, se guardiamo i dati legati alla stagione 2020/21 la situazione è senza dubbio peggiorata".

Sulle sanzioni

"Prima c’era la break-even rule, ora c’è la regola sui ‘football earnings’, che è più flessibile visto che passiamo da una perdita accettabile di 30 milioni nel triennio a 60 milioni, con la differenza fondamentale che ora chiediamo a tutti i club di coprire la perdita con equity. Un club ricco che spende oltre i limiti nei primi anni di implementazione graduale riceverà solo sanzioni finanziarie, ma poi entreranno in vigore anche quelle sportive: si va dal divieto di utilizzare un singolo giocatore nelle coppe alla limitazioni nelle liste, fino alle penalizzazioni in punti e all’esclusione. Non è ancora stata approvata, invece, la sanzione legata alla possibile retrocessione tra le varie competizioni, ne stiamo ancora discutendo".

Sul trattamento ai top club

"I top club potranno fare quello che vogliono? Non sono d’accordo, i deterrenti ci sono e da un certo punto in poi riceveranno sanzioni talmente forti che credo desisteranno dal cercare di superare i limiti. L’obiettivo vogliamo sia la sostenibilità del sistema, non l’equilibrio competitivo e per questo abbiamo cambiato anche nome: il nome Fair Play Finanziario poteva dare l’impressione che l’obiettivo fosse l’equilibrio competitivo, ma con sole regole finanziarie è impossibile da raggiungere, servono altre misure. Nei prossimi anni ragioneremo anche sull’equilibrio competitivo, ma è un tema davvero complesso".