Impegnato a Lugano per il Raiffeisen Camp, ha parlato Rino Gattuso, ormai praticamente nuovo tecnico del Palermo: e lo ha fatto anche lungamente, parlando della sua storia rossonera. Le sue parole, riportate da fonte: tio.ch.
“A chi mi ispiro come allenatore? Ancelotti, Zaccheroni, Lippi, tanti hanno mostrato idee interessanti di calcio. Per quanto riguarda il carattere, però, quello è mio. Non è qualcosa che puoi copiare da qualcuno: o ce l’hai o non ce l’hai. Importante, comunque, è essere coerenti: non puoi, per esempio, dire a tuo figlio di non fumare e poi farti trovare con la sigaretta in bocca. Quando si impostano delle regole non si può non rispettarle. Se questo accade, se qualcuno tenta di fare il furbo, finisce che gli equilibri si rompono. Uno con cui ho legato di più? Dico Ancelotti. Quando eravamo al Milan lui per noi era come un papà. Durante la settimana c’era chi aveva problemi con la moglie o chi faceva qualche stronzata in giro. Bene lui ci accoglieva nel suo ufficio, ci metteva una mano sulla spalla e ci diceva: ‘oggi metti a posto i tuoi problemi e non ti allenare".
“Il Milan è stato un sogno, per me rossonero fin da bambino, durato tredici anni. In campo mi sentivo il capitano ma anche il capo ultras. Mi sentivo addosso la maglia. Ancora oggi quando vedo Milan Channel mi emoziono: siamo riusciti a fare tanto. Ed è anche per questo che ho il dente avvelenato con il Sion, che quando parlo dei biancorossi mi incazzo: lì avrei voluto lasciare qualcosa d’importante. Ma non è stato possibile. Solo chi ha vissuto quell’ambiente sa quel che ci hanno fatto passare”.
“Tanti successi, eppure tra gli avvenimenti che più spesso ricordo ci sono l’aggressione a Joe Jordan e la canzoncina contro Leonardo, con il quale già c’era attrito. Due episodi bui, capitati in un momento di scarsa lucidità. Me ne vergogno ancora ora. Ho fatto una figura di merda. Una stronzata”.