La Roma sarà impegnata contro la Juventus nel 31° turno di Serie A. I giallorossi vogliono continuare a risalire in classifica e puntano sulle splendide parate di Mile Svilar. Il portiere dei capitolini è intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport per analizzare la sua stagione e il futuro. Ecco le sue dichiarazioni:

Roma: le parole di Svilar

Caro Mile, è un periodo speciale per lei: matrimonio e primo figlio in arrivo. Dove nascerà?

"Ad Anversa, la mia città". (Sorride: pausa scenica)

Sa perché glielo chiediamo: se il pargolo arriva durante l’estate, lei potrebbe essere ovunque.

"No, perché?".

Perché non ha ancora firmato il rinnovo con la Roma e tante squadre la vogliono.

"Non capisco la fretta, ho un contratto fino al 2027. Non c’è bisogno di fare casino. Sembra che questa vicenda importi più a voi che a me. I soldi contano ma il posto in cui stai bene e in cui vedi un progetto conta di più".

Quindi resterà alla Roma anche nella prossima stagione?

"Io spero proprio di sì. Io voglio che sia così al cento per cento e lo vuole anche la mia famiglia. Siamo felicissimi a Roma e alla Roma".

Si vive bene anche a Monaco di Baviera.

"Non saprei, non ci sono mai stato...".

Suo figlio diventerà portiere? La sua famiglia diventerebbe una dinastia dopo papà Ratko, che ha vissuto due Mondiali con la Jugoslavia, e lei.

"No, proprio no. Spero che mio figlio faccia altro, magari l’attaccante: tante responsabilità ma niente a che vedere con il portiere".

E’ così difficile il suo ruolo?

"Direi particolare. Si dice che il portiere sia un uomo solo ed è vero, perché la pressione è altissima. Non puoi sbagliare niente".

Perché allora ha scelto di parare?

"Mi piaceva imitare mio padre che era stato portiere. A cinque anni già mi trovavo davanti a delle porticine a respingere i tiri".

Insolito.

"Decisamente. Tanti calciatori cominciano come attaccanti, ho letto per esempio che così è successo a Maignan, io no. In porta. Subito".

E papà Ratko come la prese?

"Non ha mai visto una mia partita finché un osservatore non gli ha chiesto di tenermi d’occhio perché avevo talento. Da quel momento mi ha seguito ovunque".

E’ cresciuto nell’Anderlecht insieme a Saelemaekers, che adesso ha ritrovato alla Roma.

"Corretto. Ma ci frequentavamo poco perché lui è di madrelingua francese e io olandese. Poi è arrivato il Benfica".

Perché mollare il Belgio giovanissimo?

"Sicuramente non per denaro, avrei guadagnato di più all’Anderlecht. In realtà ero un ragazzino impaziente. Pensavo che partire potesse aiutarmi, in un percorso di crescita. Lì erano cresciuti Ederson e Oblak, due grandi portieri. Ho immaginato di poter ripetere il loro percorso".

Però non giocava quasi mai.

"Sì, ero secondo e a volte terzo portiere. Forse non ero pronto. Ma sono stato benissimo a Lisbona, ho esordito in Champions League, e sono convinto che l’esperienza mi abbia aiutato anche nell’approccio alla Roma. Diversamente avrei sofferto troppo il salto da casa mia all’Italia, dove si vive per il calcio. In Belgio non è così".

Ma lei si sente belga o serbo?

"Difficile rispondere. La mia famiglia è tutta serba, non ho alcun parente belga, ma sono nato ad Anversa e ho tutti gli amici là. In Belgio ho conosciuto anche mia moglie".

Così si spiega il pasticcio della doppia nazionalità: prima le giovanili belghe, poi l’esordio nella Serbia, poi l’intervento Fifa che le impedisce di rappresentare un Paese.

"Non so che dire, vediamo cosa succederà. Non è un tema facile da aff rontare. Comunque sono tranquillo, a me le soste dei campionati piacciono...".

Torniamo a Roma. Anche questa scelta sembrava poco funzionale alla sua maturazione: per un anno e mezzo, solo panchina.

"Lo avevo messo in preventivo. E non ho niente contro Mourinho che aveva le sue gerarchie e preferiva puntare su Rui Patricio, tra l’altro un ragazzo top che mi ha aiutato anche dopo".

Però nell’ultima partita di Mourinho a Milano giocò Svilar.

"Sì ma credo che se non ci fosse stato il cambio di allenatore la promozione non sarebbe stata definitiva".

Quella è stata decisa da De Rossi.

"Daniele è stato l’allenatore più importante della mia vita. Non dimenticherò ciò che ha fatto per me. Sin dalla prima settimana, quando mi comunicò che non avrei giocato ma che credeva in me. In sette anni nessuno mi aveva mai spiegato una decisione tecnica".

Immaginiamo lo shock dopo la sua cacciata.

"Eh... Ma chissà, magari un giorno torneremo a lavorare insieme. Mi piacerebbe".

Intanto Svilar è diventato il miglior portiere del campionato.

"Non è vero".

Sì, che è vero.

"Io non penso mai ai confronti. Penso a migliorarmi giorno dopo giorno. Ho tanto ancora da imparare".

Ma lei pensava di essere così bravo quando guardava gli altri giocare?

"No. Non è possibile stabilirlo se non giochi. Gli allenamenti sono una cosa, le partite un’altra. Ma anche oggi, credetemi, capitano giornate in cui mi sento all’altezza e altre in cui mi sento una pippa (dice proprio così, nda)".

Hai mai pensato di lasciare la Roma?

"Mai, sapevo che prima o poi il mio momento sarebbe arrivato. Al Benfica qualche volta ho pensato di cambiare, qui no".

Qual era il suo modello da bambino?

"Iker Casillas. Qualche anno fa Modric mi ha anche mandato i guanti con la dedica: bello".

Adesso la Roma è lanciata in una fantastica rincorsa. La sfida alla Juve cosa significa?

"E’ una partita importantissima. Sarà difficile da preparare, perché loro hanno cambiato da poco allenatore. E Tudor può aver dato la scossa, come sempre dopo le svolte tecniche. E’ successo anche a noi, no?".

La svolta di Ranieri è stata epocale. Cosa è successo però fino a dicembre?

"Semplicemente non riuscivamo a esprimere le nostre qualità. Nel calcio a volte capita. Eppure ci impegnavamo tanto".

La Roma andrà in Champions?

"Lo scopriremo tra qualche partita. Un passo per volta".

E’ vero che voi giocatori avete chiesto a Ranieri di restare?

"Sì. Con lui abbiamo raggiunto un ottimo equilibrio nel lavoro quotidiano. Sappiamo cosa dobbiamo fare. Non ci sarebbe bisogno di cambiare ancora ma dobbiamo rispettare la sua scelta, è giusto che si goda la pensione...".

E comunque Ranieri rimarrà alla Roma.

"Appunto".

Chi sarà il nuovo allenatore?

"Non ne ho idea".