Di Monia Bracciali

 

Pedina fondamentale nel Foggia rivelazione di Zeman e nella Fiorentina di Batistuta e Rui Costa. Il napoletano Francesco “Ciccio” Baiano  in realtà, ha girato l'Italia da Sud a Nord, mettendosi alla prova in tutte le categorie anche a fine carriera, chiusa nella provincia di Arezzo nell'ex C, prima con la Sangiovannese e poi la Sansovino. In Serie A l'attaccante ha un totale di 173 presenze e 43 reti. Ottimo anche il bottino in Premier, nel biennio al Derby County 1997-1999, nel quale conta 64 gare giocate e 16 gol. 

Ritiratosi nel 2009, ha iniziato la carriera di allenatore in Toscana e poi è stato vice di Sannino al Varese, al Palermo e al Chievo. Nell'ottobre scorso è ripartito dai Dilettanti con lo Scandicci.

 

 

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#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?
“Vivo a Firenze ma in questo momento non lavoro. Ho dato le dimissioni da allenatore dello Scandicci, ma sono ancora legato alla società. Nel frattempo gioco molto a calcetto e a tennis”.

 

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?
“Uso solo Whatsapp, gli altri non mi interessano. Se ho un amico a me piace parlargli dal vivo, incontrarlo. Vedo, soprattutto nei giovani, troppe teste chinate sui cellulari che non fanno altro che chattare, col rischio di avere sempre più difficoltà a dialogare. Non sono molto d'accordo nemmeno con i giocatori che gestiscono una pagina facebook, hanno bisogno del permesso della società sia per l'apertura che per i contenuti. Quindi non è vero che serve per avvicinare i tifosi, anzi: li allontana. Va da sé che non capisco neppure tutte queste restrizioni. Quando giocavo non c'era bisogno di chiedere il permesso alle società per le dichiarazioni. Il giornalista mi chiamava e io ero libero di accettare o meno l'intervista. Poi se parlavo male di un compagno o del club, naturalmente venivo multato. Adesso i calciatori non parlano più. Dovrebbero esprimersi liberamente ma oggi non è più possibile. Per quanto riguarda i tifosi, ho sempre avuto un rapporto ottimo. Anche oggi che vivo a Firenze ho ancora tutta la stima e il rispetto dei fiorentini. Mi sono comportato sempre bene e questo è stato riconosciuto".

 

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore
“La squadra è la Fiorentina. Con cinque anni a Firenze, è normale si sia formato un legame forte sia con la squadra che con la tifoseria. Di compagni a cui sono legato ce ne sono tanti. Scelgo Daniele Amerini e Emiliano Bigica: avendo la possibilità di vederci andiamo spesso a cena insieme. Non posso poi non menzionare Maradona. Al Napoli avevo solo 17 anni ed ero già in prima squadra. Diego mi ha sempre trattato come un professionista maturo, uno di loro. Mi faceva da chioccia e fratello maggiore. Il Presidente è Arduino Casprini della Sangiovannese. In quei due anni, prima che venisse a mancare, abbiamo costruito un feeling che andava molto oltre il rapporto di lavoro. Quanto all'allenatore, sono stato fortunato in carriera, ne ho avuti molti di spessore. Zeman è stato uno dei più importanti. E c'è anche Ottavio Bianchi: nel Napoli di Careca, Maradona, Giordano e Carnevale, lui ha avuto il coraggio di far giocare me che ero molto giovane. Oltre a Ranieri, cito Sannino e Sarri che ho conosciuto alla Sangiovannese. La loro ascesa non mi stupisce anche se purtroppo non basta essere bravi, serve anche un gruppo importante che riesca a far risaltare il proprio valore”.

 

 

 

 

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#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?
“È legato al mio passaggio al Foggia. Premetto però che sono dell'idea che se uno è bravo prima o poi emerge, anche se incorre in scelte sbagliate. Quelle possono succedere ma se la qualità c'è, vieni sempre fuori. Nel 1990, a fine stagione, l'Avellino mi disse che avrebbe costruito la squadra del prossimo anno attorno a me, nonostante questo io non volevo restare. Mi volevano il Taranto e il Foggia. Il primo stava costruendo una squadra attrezzata a vincere il campionato, il secondo aveva messo su una rosa di ragazzi giovani, per lo più scommesse. Il Taranto mi offriva un triennale con un ingaggio molto più alto rispetto al Foggia, una cifra importante per l'età che avevo. Mia moglie disse che però dovevamo accettare la squadra di Zeman. Non so come mai se ne uscì con questa intuizione. Sta di fatto che conquistammo il campionato e in più vinsi la classifica dei cannonieri. Il Taranto rischiò invece di non salvarsi”.

 

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?
“Da giocatore - e quando possibile anche da mister - il 4-3-3. Tuttavia penso che il modulo, in ogni caso, lo fanno sempre i giocatori. L'allenatore bravo è quello che capisce velocemente il “vestito” migliore che si adatta agli uomini di cui dispone”.

 

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?
“Ho fatto gol bellissimi, pure tanti di testa, cosa che mai avrei immaginato. Tuttavia mi sarebbe piaciuto segnare il gol di Van Basten ad Euro '88, il terzo contro l'Inghilterra”.

 


#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?
“Sì, non andrei in due piazze, nemmeno per vagonate di soldi. Per rispetto delle stesse, non dico quali sono”.

 

#8 - Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana “Sportiello, mi piace moltissimo”.

 

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana
“Vorrei vedere di più giocare Rugani ma non sta succedendo, per cui dico Koulibaly”.

 

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana
“Brienza”.

 

#11 - Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana
“Facile: Higuain, il migliore”.

 

 

 

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