
Chi di voi non ricorda Reto Ziegler? Terzino, all'occorrenza anche ala, svizzera, classe '86, che esplose nella Sampdoria? Arrivò in Italia in prestito con diritto di riscatto, nel gennaio 2007, dal Tottenham. Prima riserva di Pieri con Mazzarri, e poi titolare con Delneri, Ziegler - nel frattempo riscattato per soli 2 milioni - nel giro di poche stagioni si conferma uno degli esterni più duttili dell'intero campionato: segna 5 gol in 155 partite blucerchiate, iniziano a cercarlo le milanesi, ma alla fine a spuntarla è la Juve di Marotta, che già lo portò a Genova. Arriva a Torino a parametro zero nel 2011, firma un quadriennale fino al 2015, e inizia a proporsi per la corsia mancina: Conte, però, sin dall'estate inizia a preferirgli De Ceglie ed Estigarribia, ed alla fine il buon Reto è costretto a fare le valigie senza indossare la maglia bianconera neanche una volta. Il 3 settembre la Signora lo viene gira in prestito al Fenerbahçe per 600.000 euro, ed in Turchia le cose ricominciano ad andare bene: 42 presenze stagionali, la Coppa di Turchia, ed a fine stagione in ritorno a Torino, dove spera di potersi giocare qualche carta. A Conte, però, nel frattempo è stato regalato Asamoah, e per Ziegler si aprono le porte del secondo prestito, stavolta al Lokomotiv Mosca. In Russia però le cose vanno maluccio, e da gennaio a giugno del 2013 lo svizzero chiede nuovamente di tornare al Fenerbahçe, dove fa in tempo a vincere un'altra Coppa locale.


Arriva quindi l'ennesimo ritorno a Torino, ma Conte (e Asamoah) di lui non vogliono saperne. Il ragazzo, però, nel frattempo ha compiuto 27 anni, realizza che la sua carriera non sta rispettando le aspettative dei primi anni blucerchiati, e decide così di restare in Serie A, di modo da farsi notare dalla società bianconera - che intanto macina scudetti su scudetti - e di poter dare una chance anche a lui. Per questo nell'agosto 2013 accetta l'ennesimo prestito, ma al neopromosso Sassuolo, con l'obiettivo di giocare da titolare e farsi notare: si alterna con Longhi, non eccelle, chiude con 17 gettoni stagionali, ed a fine stagione prende la decisione più sofferta. Nell'agosto 2014, difatti, riscatta il suo cartellino dalla società bianconera, che per la quarta volta di fila non gli concede fiducia, e si tiene libero di accasarsi a costo zero altrove. Lontano, molto lontano: il suo curriculum internazionale parla per lui, e l'idea di non vedersi riconosciuto neanche un briciolo di interesse da parte dei pluri Campioni d'Italia lo irrita alquanto. Con la maglia della sua Svizzera, d'altra parte, ha fatto tutta la trafila, sin dall'Under-17 (con cui vinse l'Europeo in Danimarca da protagonista nel 2002), e fino all'Under-21. A 19 anni era già in Nazionale maggiore, a 22 segnava anche il suo unico gol e nel 2010, a 24 anni, il suo selezionatore Hitzfeld lo sceglieva per giocarsi il Mondiale 2010 da titolare. Dopo l'addio alla Sampdoria - dove faceva coppia con l'amico e connazionale Padalino, anche in Nazionale - però anche la squadra elvetica si dimentica di lui. Eppure il ragazzo ha innegabile talento, dedizione tattica, un tiro mancino al fulmicotone, un cross tagliente e preciso, e giusto qualche amnesia in fase difensiva. E' un onestissimo cursore che avrebbe le potenzialità, non avendo ancora tagliato quota 30 primavere, per fare il titolare in una squadra medio-piccola di Serie A, ma i ripetuti 'no' della Juventus, dopo il corteggiamento del 2011 che gli hanno pregiudicato anche il passaggio al Milan che lo voleva fortemente (e che poi, mestamente, ripiegò sull'altro parametro zero Taiwo), lo hanno anche parecchio scoraggiato. Meglio ripartire da ciò che si conosce meglio, e da un ambiente affine e meno pressante: il suo campionato. La Super League, da dove era partito, alla grande, nei primi anni 2000, con la maglia del Grasshoppers.
Rimane fermo 8 mesi: un'eternità, per un calciatore nel fiore degli anni, che però proprio non riesce a scegliere, né a farsi forza. Nel febbraio 2015 dice sì al Sion, a due ore di macchina dalla sua Ginevra, dove è nato, nel gennaio '86. Firma un contratto semestrale: la società biancorossa vuole testarlo, dopo la lunga assenza dai campi. A farlo è un piccolo maestro del calcio locale, seppur francese Didier Tholot, che a differenza di (quasi) chiunque altro lo guarda negli occhi, ne scruta la voglia di riscatto, e lo schiera sin da subito titolare. Reto diventa nel giro di pochi mesi un faro e un riferimento, gioca quasi sempre da difensore centrale e non da esterno, ed a giugno 2015 chiude con 20 presenze, un gol, e la Coppa di Svizzera. Non male, per un (quasi) ex calciatore, a cui ovviamente il Sion fa sottoscrivere un biennale. Nel 2015-2016 è altrettanto costante ed efficiente, ma ciò che accade in questi primi mesi - sotto la guida del tedesco Zeidler - è semplicemente folle: da capitano, e pur restando un difensore centrale, nelle prime giornate segna 8 gol. Una marea, se si considera che in tutta la sua carriera, nei vari campionati, ne ha segnati solo 10. Ed ' capocannoniere del campionato svizzero, alla pari del macedone Alioski (del Lugano) e davanti ad altre due vecchie conoscenze del nostro calcio come Seydou Doumbia (Basilea), e Francesco Margiotta, figlio del settore giovanile della Juventus
Due gol di testa, quattro su rigore, due su punizione, e score che già adesso supera quello dei vari Griezmann, Bacca, Aubameyang, Diego Costa, Higuain, Messi, Suarez e Lewandowski. In patria stanno impazzendo: cosa sarà successo a questo ragazzo, che sinora evidentemente non aveva ancora affinato le sue doti da tiratore letale? Merito forse del nuovo allenatore? Probabile, possibile. Forse trattasi solo di improbabili congiunzioni astrali. quel che conta davvero, però, è che alla fine Ziegler è tornato, fa malissimo ai suoi avversari, ed ha sinora trascinato la squadra al secondo posto in classifica. Perché, come dice lo stesso Zeidler, "E' un veterano, un pilastro ed un punto di riferimento per una squadra molto giovane". Oltre che un bomber.