Dopo Verona il Napoli è piombato in uno stato d’emergenza. Dopo le vittorie casalinghe con Bologna e Parma, i primi segnali della Conte ricostruzione sono stati evidenziati anche grazie all’impiego, sia pur parziale, di alcuni degli uomini che dovrebbero essere quelli decisivi per il rilancio dei partenopei.

Scott Francis McTominay. Non è uno scrittore in attesa del Nobel. Nato a pochi chilometri dal mare d’Irlanda, è cresciuto nel Manchester United, sotto il simbolo della gloria britannica. I reds che soltanto a pronunciarli fanno un suono che racconta la storia del calcio inglese. Eppure lui è uno spilungone scozzese nato per fare il calciatore dove se ne sono accorti presto che avrebbe potuto lasciare un segno importante. E a Manchester ancora lo rimpiangono.

Un acquisto che fino a qualche tempo fa nessuno avrebbe accreditato alla linea di conduzione di quel De Laurentiis troppo abituato a scommettere e investire sui giovani da lanciare e rivendere al loro apice composto da nostalgia con la riserva del rimpiazzo. Per anni il Napoli è andato avanti con la filosofia del chiodo scaccia chiodo. Ogni tanto con qualche granchio, ma tutto sommato riuscendo a colmare abbastanza ogni volta che ce n’era bisogno. L’arrivo di uno tra i mediani più forti d’Europa ha spiazzato pure la Napoli diffidente. In età ancora giovane, ma colto nella maturità che serve ai campioni per fare la differenza. L’arrivo di Antonio Conte, in fondo, è servito anche a questo. A dire che è arrivato il momento di consegnare i sogni al pragmatismo di elementi formati e pronti alla mischia. 

McTominay è uno che è abituato a percorrere la linea centrale verticale. Dai passi mossi anche da centrale difensivo all’abitudine esperta del mediano dalle mille risorse, ha conquistato i tifosi del Manchester grazie a un legame lungo due decenni. Centrocampista di rottura, interditore, come si diceva una volta, è un destro che sa muoversi soprattutto nella propria trequarti, ma che non disdegna di rendersi utili negli inserimenti offensivi. Più da supporto che da finalizzatore, sebbene abbia segnato due gol nelle ultime due gare di Nation League con la nazionale scozzese. Conte potrà impiegarlo nel nascente 3-4-3, come nel tradizionale 3-5-2. 

In una variazione di moduli può essere ovviamente immaginato anche Billy Gilmour, scozzese proveniente dal Brighton e che ha vissuto nel Chelsea gli anni della formazione, anche da campione d’Europa nel 2021, prima di partire per altre destinazioni. Gilmour è stato l’ingaggio lastminute del Napoli che, viste le vicissitudini sulla cessione di Osimhen, ha dovuto tardare i tempi di costruzione del nuovo organico. Le sue caratteristiche tecniche rievocano in parte le “memorie” tattiche di Jorginho, grazie a una proprietà di palleggio e di possesso palla che ne fanno un giocatore propenso sia alla verticalizzazione che al fraseggio più meditato. Gilmour si candida ad essere una valida alternativa a Lobotka, considerando la sua statura non altissima, ma viste le sue caratteristiche fisiche che gli consentono di muoversi molto rapidamente.

David Neres è invece il completamento di un’idea che sappia di grande qualità a supporto della prima punta. Trequartista esterno, che ha giocato anche come centrale tra le due linee, predilige la fascia destra. Bologna e Parma due assist vincenti in pochi scampoli di gara. Decisivo per la vittoria con gli emiliani arrivata all’ultimo respiro. Giocatore di grandi qualità tecniche, ha già mostrato quello che può essere in condizione di fare. Le sue qualità, unico difetto la mancanza di continuità, si erano già ampiamente intraviste nei periodi di Ajax e Benfica. Con Kvara e Lukaku, in attesa che il Napoli prenda forma in una definizione tattica più consolidata, potrebbe formare un reparto offensivo valutabile tra i migliori d’Europa. 

Rafa Marin, Spinazzola, Buongiorno, il duo scozzese, il brasiliano ex Benfica e quel Lukaku pupillo di Conte sono i nomi sortiti da una campagna acquisti che è riuscita a rendersi indipendente dalla cessione di Osimhen e dalle conseguenti entrate di non scarso valore. L’entità degli investimenti impiegati da De Laurentiis è andata incontro alle aspettative e alle richieste del nuovo allenatore. La mancata cessione a titolo definitivo dell’attaccante nigeriano ha però impedito al Napoli di completare un’opera che, al di là degli interrogativi e delle curiosità, consegna ad Antonio Conte qualcosa che ha già restituito all’ambiente un certo entusiasmo. Forse anche più di quanto fino a qualche settimana fa si potesse immaginare.