In tempi come questi, tra rivoluzioni continue, ribaltoni societari più o meno frequenti e programmazione spesso assente, si fa davvero fatica a parlare di stile, modello e identità di una squadra. Basti pensare a chi ogni anno rinnova buona parte dell'organico, come Genoa, Palermo o Udinese, incrociando le dita e sperando che il nuovo mix sia migliore del precedente, o alle tante "squadre-ascensore" che si affacciano in Serie A, imbottiscono la rosa di veterani più o meno validi dagli stipendi insostenibili e ridiscendono subito in cadetteria, venendo quindi costrette a un nuovo ridimensionamento.

Una mosca bianca in questo microcosmo instabile è rappresentata dal Chievo Verona di Luca Campedelli, che nel corso degli anni ha saputo guadagnarsi la fama di società solida, pragmatica e competente, coniugando a una gestione oculata dei risultati sportivi sempre all'altezza. Inaspettatamente scesi in Serie B dopo i fasti europei del periodo di Delneri, gli scaligeri sono prontamente risaliti nel massimo campionato e, a partire dalla stagione 2008/09, hanno mantenuto la categoria senza dare spettacolo, ma vincendo e migliorando la squadra anno dopo anno. Qual è il segreto del Chievo, che ha saputo superare senza batter ciglio i diversi cambi in panchina e le inevitabili cessioni dei pezzi pregiati? La parola magica è "continuità". Andiamo a vedere, stagione dopo stagione, i protagonisti di questo piccolo miracolo.

Stagione 2008/09 - 16^ posizione - 38 punti

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Forte della cavalcata trionfale i Serie B culminata col primo posto e la meritata promozione, il Chievo di Beppe Iachini si presenta in A con una squadra molto italiana e dall'atteggiamento spregiudicato; il 4-4-2 dei clivensi è quasi un 4-2-4, con Langella (o Esposito) e Luciano sugli esterni e Pellissier e Antimo Iunco davanti. L'inizio è promettente, 2-1 alla Reggina grazie a un bolide di Vincenzo Italiano (che si ripeterà al ritorno), ma è un fuoco di paglia perché nelle successive 9 giornate la squadra raccoglierà la miseria di tre punti e il tecnico verrà giustamente esonerato. Al suo posto arriva Mimmo Di Carlo (primo di una proficua dinastia di tecnici gialloblu pelati), che non senza patemi riesce a trovare la quadratura giusta: il pirata Yepes a guidare la retroguardia, via gli esterni e passaggio in pianta stabile al centrocampo a rombo, un trequartista di sacrificio come Pinzi ed Erjon Bogdani davanti a fungere da pivot per le incursioni di Pellissier. Dalla 18^ giornata in avanti la squadra cambia marcia (perderà appena 4 volte) e, con gli scalpi illustri di Napoli e Lazio e il pirotecnico 3-3 al Comunale contro la Juve come fiori all'occhiello, esce dalla zona retrocessione e chiude la stagione al sedicesimo posto. 

Scontro tra trequartisti: Giampiero Pinzi contro Diego Ribas Da Cunha. Juve - Chievo finirà con un rocambolesco 3-3 grazie alla tripletta di Pellissier. (Getty Images)

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Stagione 2009/10 - 16^ posizione - 44 punti

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Trovata la formula giusta, Di Carlo inserisce il pilota automatico e guida una squadra mai realmente in pericolo verso una salvezza tranquilla, conquistando 6 punti in più rispetto alla stagione precedente e togliendosi lo sfizio di battere la Fiorentina di Prandelli, sia all'andata che al ritorno, e la Juve al Bentegodi, grazie alla rete di Gennaro Sardo. Il terzino destro è una delle poche novità stagionali; Mandelli supera Morero nelle gerarchie come partner di Yepes, così come Luca Rigoni soppianta Bentivoglio, mentre El Diablo Granoche non convince appieno e non riesce a scalzare Bogdani dall'11 titolare. Poco incisive anche le altre due punte Abbruscato e De Paula (grande promessa mai mantenuta), si affaccia in difesa lo sloveno Jokic come riserva di Mantovani.

Mario Yepes, monumentale nell'ultima stagione col Ceo, placca un ancora imberbe Alexis Sanchez. (Getty Images)

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Stagione 2010/11 - 11^ posizione - 46 punti

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Con Di Carlo sedotto (e successivamente abbandonato) dalle sirene doriane, il Chievo scommette su Stefano Pioli, reduce da un campionato straordinario in Serie B alla guida del Sassuolo, arrivato a un passo dalla promozione. Il ds Sartori deve anche reinventarsi una buona fetta dell'organico, viste le partenze di due leader della squadra come Yepes (Milan) e Pinzi (fine prestito dall'Udinese) e l'infortunio occorso all'altro pilastro Luciano. Tutte le scommesse vengono clamorosamente vinte, ne esce un Chievo solidissimo capace di mettere in seria difficoltà anche le big (doppia vittoria sul Napoli, 3 punti con l'Inter al Bentegodi e due pareggi con la Juve) e con un centrocampo di caratura internazionale; Rigoni si scopre regista pratico ed efficace scalzando Marcolini, Bogliacino sulla trequarti è prezioso anche se si accende a sprazzi, ma le due stelle del reparto sono il nazionale svizzero Gelson Fernandes (in gol contro la Spagna ai Mondiali 2010) e Kevin Constant, che da mezzala disputa la miglior stagione della sua carriera. Acquisti azzeccati anche il difesa, con lo sloveno Cesar e l'ex Roma e Inter Andreolli a formare una coppia dal rendimento elevatissimo. Il partner di Pellissier è inizialmente Davide Moscardelli, ancora senza barba ma già capace di inventarsi gol spettacolari, nel girone di ritorno però si fa spazio il francese Cyril Thereau, arrivato in sordina dallo Charleroi. Ne sentiremo parlare.

Alla prima stagione in Serie A, Moscardelli va in gol contro la Roma, ma non festeggia per rispetto della propria fede giallorossa. (Getty Images)

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Stagione 2011/12 - 10^ posizione - 49 punti

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L'idillio tra gli scaligeri e Pioli dura appena una stagione; il tecnico passa al Palermo di Zamparini e in casa Chievo si torna al passato, col ritorno in panchina di Mimmo Di Carlo. In barba a chi afferma che le minestre riscaldate non funzionano, il tecnico prosegue sulla falsariga tracciata da Pioli (e da lui stesso) e alza ancora l'asticella, portando la squadra appena sotto le zone nobili della classifica e davanti a compagini partite con ambizioni ben maggiori come Fiorentina e Palermo. Saltati i due perni del centrocampo Fernandes (fine prestito dal Saint Etienne) e Constant (Genoa), Sartori è abile a sostituirli col duttile finlandese Hetemaj e il nazionale statunitense Bradley. L'alieno proveniente dal Borussia Moenchengladbach è il vero ago della bilancia della mediana clivense, giocatore inspiegabilmente trascurato dalle big (ci penserà l'anno dopo la Roma), mentre fallisce l'inserimento del peruviano Cruzado come trequartista. E' una delle versioni del Chievo più spregiudicate di sempre, con Thereau abbassato sulla trequarti per far posto al nuovo arrivato Paloschi, non ancora il preciso stoccatore delle stagioni più recenti. In difesa, Jokic si prende l'out di sinistra grazie all'addio di Mantovani, mentre nella seconda parte di stagione si afferma Francesco Acerbi come alternativa a Cesar. Gonfiato dalla stampa e dagli addetti ai lavori, il centrale lascerà la provincia troppo presto, destinazione Milano sponda rossonera.

E' il Chievo di Michael Bradley, testa (in tutti i sensi) del centrocampo scaligero. (Getty Images)

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Stagione 2012/13 - 12^ posizione - 45 punti

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Il flop dei giocatori da lui richiesti (Di Michele e Marco Rigoni i più fragorosi) e le 5 sconfitte consecutive costano la panchina a Mimmo Di Carlo, che nelle prime giornate schiera una squadra lontana parente di quella vista nel campionato precedente. Al suo posto, tra lo scetticismo generale, arriva Eugenio Corini; il nuovo allenatore tocca subito le corde giuste e, tenendo fede al soprannome di Genio, porta velocemente il Chievo fuori dalla zona retrocessione. Dopo 4 stagioni col rombo gli scaligeri passano velocemente al 3-5-2, utile a dare solidità alla difesa e ad esaltare l'abilità in entrambe le fasi dei tornanti Dramé (più esplosivo di Jokic) e Sardo, che per una volta non deve dividersi l'out di destra con Frey. In cabina di regia si alternano l'esperto Guana e l'emergente Cofie, davanti viene restituito Thereau al ruolo di attaccante, in difesa torna utile l'esperienza e l'abilità nel gioco aereo di Dainelli, perfetto per il ruolo di centrale della retroguardia a 3. Il caso della stagione è l'addio del portiere e bandiera Stefano Sorrentino, allettato dalle sirene delle squadre di medio-alta classifica ma che, dopo aver rotto con la dirigenza clivense, finirà per accasarsi al Palermo e retrocedere coi rosanero.

Ebbene sì, Cofie e Pirlo fanno lo stesso mestiere e giocano nello stesso ruolo. (Getty Images)

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Stagione 2013/14 - 16^ posizione - 36 punti

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Nonostante la stagione trionfale, il Chievo e Corini decidono consensualmente di proseguire ognuno per la sua strada; al posto del genio arriva Beppe Sannino, reduce dalla retrocessione in B con il Palermo. Sacchiano di ferro, l'allenatore impone il suo 4-4-2 a una rosa che non può contare su esterni offensivi di livello (Lazarevic ed Estigarribia troppo discontinui, Sestu e Improta non all'altezza della categoria) e quando torna al vecchio modulo la squadra ormai non lo segue più. Esonerato dopo la 12^ giornata, a neanche una settimana dal sentitissimo derby con l'Hellas, al suo posto torna a sorpresa Corini. L'ex centrocampista riprende da dove aveva lasciato e la tifoseria torna a pendere dalle sue labbra grazie alla vittoria nel derby di Verona, che vedeva il Chievo decisamente sfavorito. Il modulo di riferimento torna il 3-5-2 ma non di rado il tecnico proverà la difesa a 4, con il trequartista o con le ali a supporto di una o due punte. E' la stagione dell'addio di Andreolli, dell'affermazione di Radovanovic davanti alla difesa, ma soprattutto delle prime panchine per Sergio Pellissier, che nelle gerarchie finisce dietro a Thereau e a un sempre più decisivo Paloschi, che firma il proprio record stagionale con 13 reti.

Dejan Lazarevic mette a segno il gol più importante della stagione: l'1-0 nei minuti di recupero del derby col Verona, alla prima di Corini. (Getty Images)

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Stagione 2014/15 - 14^ posizione - 43 punti

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L'addio più doloroso è certamente quello di Giovanni Sartori: lo storico direttore sportivo, ormai stanco e senza più stimoli, lascia il Chievo a vent'anni dal suo arrivo in società, al suo posto viene promosso il suo collaboratore Luca Nember. Il ribaltone ha effetti anche sul campo, con l'esonero (forse prematuro) di Corini dopo appena 7 giornate; al suo posto arriva Ronaldo Maran, che impiegherà quasi un mese a trovare la prima vittoria del suo corso, contro il Cesena. Di lì in avanti la squadra prenderà il volo e poco dopo il giro di boa uscirà dalla zona retrocessione per poi chiudere al quattordicesimo posto. A differenza di Sannino, Maran imposterà con successo la squadra col 4-4-2, grazie alla duttilità e allo spirito di sacrificio di Hetemaj e dei nuovi acquisti Birsa, trequartista mascherato da ala, e Izco (che colma il vuoto lasciato da Rigoni, passato al Palermo), che aveva già lavorato col tecnico a Catania. Bocciati senza attenuanti i tre giovani arrivati dall'Inter, il portiere Bardi, il terzino Biraghi e il trequartista Ruben Botta, così come il francese Mangani e l'ormai bolso Maxi Lopez. Bene Meggiorini, ma la sorpresa stagionale è Erwin Zukanovic, ultimo colpo di genio di Sartori prima dell'addio: il bosniaco diventa velocemente il titolare sull'out difensivo di sinistra e, prelevato dal Gent per un milione di euro, nella stagione successiva viene ceduto al triplo alla Sampdoria.

Riccardo Meggiorini è un acquisto "da Chievo": non un bomber implacabile, ma un attaccante di sacrificio che sa farsi valere in ogni zona del campo. (Getty Images)

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Stagione 2015/16 - 9^ posizione - 50 punti

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La stagione più recente è anche la più gloriosa per il Chievo dal 2008, anno del ritorno in Serie A. Maran torna al passato e rimodella la squadra sul 4-3-1-2 trasformando Lucas Castro, ala nel suo Catania, in poliedrica ed efficace mezzala. In difesa Gamberini, prima riserva nella stagione precedente, non fa rimpiangere il sempre acciaccato Dainelli, Cacciatore sulla destra garantisce più qualità di Frey mentre Gobbi tappa al meglio il buco lasciato dalla cessione di Zukanovic. Nonostante l'addio di Paloschi a metà stagione, il Chievo non rallenta e trova comunque parecchie reti dalla rivelazione Inglese, da un Meggiorini sempre più uomo squadra e dal redivivo Pellissier, che ha ormai accettato il suo status di riserva di lusso e chioccia per i più giovani. Ancor più incisivo Birsa nel ruolo preferito di trequartista dietro le due punte, delude invece il belga Paul-José Mpoku, mentre l'ex Juve Pepe è variabile impazzita da inserire a partita in corso per passare al 4-3-3.

Fabrizio Cacciatore ci ha abituati bene: qui festeggia la rete al Palermo con una delle esultanze più strane e insensate della storia della Serie A. Non la prima, non l'ultima. (Getty Images)

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Concludiamo con qualche numero interessante. Il premio fedeltà va a ovviamente a capitan Sergio Pellissier, ma anche ai terzini destro Frey e Sardo: tutti e tre hanno vestito la maglia del Chievo in tutte le stagioni dal ritorno in A sino ad oggi, per un totale di 9 stagioni se consideriamo anche quella corrente (in fondo la formazione tipo). Dietro di loro il centrale Bostjan Cesar, pilastro della retroguardia dal 2010/11 riuscito nel non facile compito di non far rimpiangere Mario Yepes; per lui 7 stagioni consecutive con gli scaligeri. Dietro di lui, con 6 stagioni, Dainelli ed Hetemaj, tuttora in rosa, e Luca Rigoni, gialloblu dal 2008 che però nel 2014 ha lasciato Verona alla volta di Palermo. Vicinissimo Sorrentino, con 5 stagioni e mezza; il portiere "paga" la parentesi palermitana, col senno di poi una scelta non esattamente azzeccata. Il più "giovane" della rosa attuale (considerando i giocatori impiegati in un congruo numero di occasioni) è l'argentino Spolli, arrivato alla corte di Maran lo scorso gennaio, poco più avanti di lui Cacciatore, Gobbi, Castro e Inglese, tutti a Verona dall'estate 2015. Più della metà dei calciatori utilizzati da Maran è al Chievo da più di due stagioni, e ben 5 giocatori tra i più impiegati (Sorrentino, Cesar, Dainelli, Hetemaj e Pellissier, escludendo quindi le "riserve Frey e Sardo) vestono il gialloblu da più di 5 anni. Anche così si compiono quelli che enfaticamente vengono definiti "miracoli sportivi", ma che spesso sono semplicemente frutto di programmazione, coerenza e, perché no, attaccamento ai colori.

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In collaborazione con Alex Campanelli