Sono passati 14 anni dal 5 maggio 2002, epilogo di una delle più incredibili stagioni dell'intera storia della Serie A: un'annata piena di colpi di scena che si concluse con la realizzazione di uno degli scenari meno probabili della vigilia. Fu un'annata segnata da tanti particolari, tante storie, e per una volta non ci si vuole soffermare solo su quel pomeriggio che fece piangere - chi di gioia, chi di dolore - tifosi di Inter, Juve e non solo. Tanti anche gli avvenimenti storici extra-calcistici che accompagnarono questo campionato: dalla guerriglia del G8 di Genova (20 luglio 2001) all'incidente aereo del Pirellone a Milano (18 aprile 2002), passando dalla morte di Indro Montanelli (22 luglio 2001), l'attentato delle Twin Towers (11 settembre 2001) e il delitto di Cogne (30 gennaio 2002).

Ai nastri di partenza le favorite sono le solite: il nuovo Milan di Rui Costa e SuperPippo Inzaghi appena sbarcati in rossonero insieme ad Andrea Pirlo, la Roma campione d'Italia in carica, l'Inter del ritrovato di Ronaldo e di Bobo Vieri, la Lazio orfana di Nedved ma con un Mendieta (eletto dalla Uefa come miglior giocatore della Champions League 2000/2001, si rivelerà un flop assoluto in biancoceleste) in più nel motore, ed ovviamente la Juventus del nuovo corso Lippi dopo i due secondi posti di Carlo Ancelotti. Mercato coraggioso quello dei piemontesi: via Zinedine Zidane (ed Inzaghi per dare libero spazio a David Trezeguet), dentro Buffon, Thuram e Nedved.

Lo scatto fulminante delle prime giornate, però, è di una sorprendente neo-promossa il Chievo dei miracoli allenato da Gigi Delneri: squadra veloce e spettacolare fondata su un 4-4-2 bello da vedere grazie alla regia di Corini, le sgroppate di Eriberto e Manfredini sulle fasce, gli inserimenti centrali di Perrotta, il feeling dominante di Corradi e Marazzina. Dopo otto giornate, nonostante la sconfitta in casa della Juve, i clivensi si ritrovano in vetta dove resteranno sino alla 13.a giornata per poi essere scavalcati dall'Inter trascinata dai suoi fuoriclasse, anche se alla fine del girone d'andata è la Roma a laurearsi campione d'inverno vincendo 1-0 col Torino ed approfittando del pareggio a reti bianche dei nerazzurri in casa contro la Lazio. Chievo a pari merito proprio con i nerazzurri (1-2 in casa dell'Atalanta), Juve staccata di 5 punti con il Milan, che nel frattempo ha esonerato Terim per affidare la propria panchina ad Ancelotti, appena un punto dietro.

Nel girone di ritorno, però, Chievo e Milan cedono di botto, la Juve si affianca alla Roma e all'Inter, e le tre scappano via scavando un solco incolmabile per le inseguitrici. Alla 28.a i nerazzurri lanciano un chiaro segnale alle avversarie: 3-1 ai giallorossi nel segno di Alvaro Recoba, la Juve perde a Parma all'ultimo minuto con gol di Lamouchi, la squadra di Cuper va in fuga mantenendo 3 punti di vantaggio sui capitolini e ben 6 sui bianconeri stoppati anche dalla Lazio (1-1) la settimana dopo. Sembra tutto fatto, ma sul più bello la squadra del presidente Moratti rallenta fatalmente: sconfitta interna contro l'Atalanta nel turno successivo, la Roma non ne approfitta pareggiando contro il Venezia fanalino di coda, la Juve si rifà sotto strapazzando il Perugia. A quattro giornate dalla fine è questa la classifica: Inter 62, Roma 60, Juve 59. Le prime due rallentano ancora alla 32.a giornata: Inter stoppata dalla Cenerentola Chievo a Verona (2-2), Roma a reti bianche in casa del Milan, Vecchia Signora corsara in zona Ceserini a Piacenza grazie ad una rete di Nedved. E così si arriva a quel fatidico 5 maggio con i nerazzurri a 69, Juve a 68, Roma 67. Il resto è storia arcinota: il "suicidio nerazzurro" all'Olimpico, la passeggiata di salute della Juve al Friuli, il gol di Cassano in casa del Toro, e dunque Juve campione d'Italia, Roma qualificata in Champions, Inter ai preliminari al pari del Milan quarto in classifica. Il Chievo centra comunque il quinto posto, e dunque la qualificazione in Coppa Uefa, traguardo raggiunto anche dalla Lazio proprio grazie all'exploit di Poborski all'ultimo respiro.

Retrocedono Verona (9 sconfitte nelle ultime 12 di campionato: l'Hellas dalla 22.a giornata alla 34.a gettò al vento un vantaggio di 9 punti dalla zona retrocessione che la portò dal 7° al 15° posto, primo "utile" per finire in B), Lecce, Venezia e, soprattutto, Fiorentina. I viola cominciarono la stagione con proclami europei nonostante gli evidenti problemi finanziari del presidente Cecchi Gori: Torricelli, Di Livio, Morfeo, Nuno Gomes, Chiesa, tanti i motivi per crederci, ma sin dalle prime battute si capì che per il giovane tecnico Roberto Mancini sarebbe stata un'annata difficile: l'infortunio di Chiesa e l'esonero a gennaio dello stesso Mancini aprirono una discesa senza sosta che culminò con l'inevitabile passaggio alla serie cadetta.

I responsi della classifica generale non furono, però, le uniche note di rilievo di quella stagione: tre gli autentici protagonisti di quel campionato, uno già citato (Trezeguet), uno meno noto (Dario Hubner), l'altro si commenta da solo (Roberto Baggio). Il centravanti francese della Juventus, al primo anno da indiscusso titolare, diede finalmente continuità a quanto di buono aveva comunque fatto vedere sino a quel momento finendo per laurearsi capocannoniere con 24 reti, lo stesso bottino portato a casa proprio dal trentacinquenne di Muggia, leader di un Piacenza che chiuse la stagione al 12° posto. La storia (una delle tante della sua carriera) del Divin Codino relativamente a questo campionato ha del magico: il suo obiettivo era quello di salvare il Brescia e centrare dunque la convocazione personale per il quarto mondiale, ma sul più bello uno stop tremendo: sfida di Coppa Italia contro il Parma a febbraio, e rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Roby non ci sta, alla tenera età di 35 anni stupisce tutti e rientra in campo appena due mesi e mezzo dopo, giusto in tempo per regalare alle Rondinelle la salvezza realizzando tre gol in tre partite. Il c.t. Trapattoni, però, lo escluse comunque dai 23 azzurri che partirono per Giappone e Corea preferendogli Delvecchio e Doni.

Un ultimo paragrafo merita di essere raccontato relativamente alla Serie A 2001/2002: nell'ottobre 2001 due big di quel campionato risultarono positivi ai controlli anti-doping, Jaap Stam e Pep Guardiola, entrambi appena sbarcati in Italia. I due furono squalificati dalla giustizia sportiva rispettivamente per 5 e 4 mesi: doping colposo il primo (positivo al nandrolone), assoluta occasionalità il secondo (anche lui positivo al nandrolone, ed addirittura totalmente "ripulito" dalla Corte di giustizia della Figc nel 2009 che ammise il ricorso per la revisione del processo richiesta dallo spagnolo stesso).