Tra le sorprese di questo inizio di stagione c'è Santiago Castro, attaccante del Bologna e autore di due gol e un assist in cinque partite in cui è andato a voto, con una fantamedia di 7,70. Il giocatore argentino si è raccontato al Corriere dello Sport, confidando di voler diventar come Lautaro Martinez: "Lo guardo, studio i suoi movimenti e cerco di fare come lui".

Bologna, le parole di Santiago Castro

"Sappiamo che la Champions League è speciale. Quando giocando a Fifa ascoltavo la musichetta era bellissimo, poi mentre la sentivo dal campo pensavo a tutto quello che avevo passato per essere lì e mi è venuta la pelle d'oca a sentire i nostri tifosi cantarla. Ma noi dobbiamo pensare a tutto: anche a quando arriverà la coppa Italia. Adesso c'è l'Atalanta e dopo il Liverpool, se guardiamo oltre per me sbagliamo. Per me siamo uguali all'anno scorso. Siamo una famiglia. Di diverso c'è che gli avversari adesso giocano in un altro modo contro di noi. Non è più la stessa cosa".

L'eredità di Zirkzee

 "Joshua, qui a Bologna, ha fatto un qualcosa di straordinario. Ha dimostrato un gran livello. Io l'ho guardato molto cercando di imparare da lui che quando è andato via mi ha detto che mi ha visto preparato e che devo continuare a lavorare. Mi ha mandato un messaggio il giorno del mio compleanno, che poi è stato il giorno dell’esordio in Champions. Mi ha scritto cose importanti. Indossare il numero 9 dopo di lui, ma anche dopo Julio Cruz, dopo Marco Di Vaio, dopo Rodrigo Palacio è una bella responsabilità. A me le responsabilità piacciono, anzi le cerco.

Sono migliorato come gioco. Prima andavo più in profondità, mentre adesso gioco di più con la squadra, come faceva Joshua. In Italia il centravanti tocca molto il pallone e sono migliorato in questo aspetto. Come ho detto dal primo giorno che ho parlato pubblicamente io sono un giocatore che lavora per la squadra: posso fare gol, posso fare assist, ma se non li faccio nessun problema perché devo recuperare il pallone e dare un gioco molto bello alla squadra». 

I gol contro Como e Monza e l'obiettivo stagionale

"Uno e due gol, ma io penso a dover fare di più. Anche mio papà mi dice che devo andare per fare di più. Non penso a quanti gol farò, se penso 10 e poi non li segno dopo fa male alla testa, alla mentalità. Io so che a chi lavora bene poi arriva tutto. Credo che se lavoro bene e gioco bene il gol arriva da solo".