Dodici mesi di squalifica, dei quali sette lontano dal terreno di gioco. Il 20 maggio è la data del possibile ritorno di Nicolò Fagioli, che intanto prosegue il proprio percorso di terapia e recupero pattuito con la FIGC. Punito per calcioscommesse, il centrocampista della Juventus si è raccontato nel terzo appuntamento pubblico (dieci in totale quelli previsti ndr) e ha toccato diversi temi: la malattia del gioco, la lontananza dai campi e il sogno Europei.
Queste le sue parole dall'ex Teatro Araldo di Torino, nel corso dell'evento 'Perdere tutto non è un bel gioco', promosso dalla Regione Piemonte per sensibilizzare i giovani sui rischi del gioco d'azzardo.
"Ho iniziato a scommettere a 16 anni, poi è diventato una malattia"
"Ho cominciato le prime volte quando avevo 16 anni, all'inizio era come un gioco, poi pian piano è diventato una malattia, ho iniziato subito con le scommesse sportive. Sto molto meglio adesso rispetto a un anno fa, è stato il periodo più difficile della mia vita. Cosa mi fa star bene adesso? Stare con la famiglia, gli amici e praticare sport".
"Mi avrebbe aiutato restare in campo. Sogno gli Europei"
"Dal mio punto di vista mi avrebbe sicuramente aiutato continuare a giocare a calcio. Star lontano dai campi è una punizione che mi hanno dato ma ha reso le cose ancora più difficili. Ho tantissima voglia di tonare in campo, non vedo l'ora che sia il 19 maggio quando finirà la squalifica, il 25 maggio dovrei giocare l'ultima partita di campionato. Pian piano ti accorgi che ti manca lo spogliatoio e lo stare insieme ai compagni soprattutto quando vincono.
Questa stagione sta andando meglio dell'anno scorso, è stata dura ed è ancora dura star lontano dai campi e vivere dei momenti belli insieme a loro. Gli Europei? Quello resta un sogno"