Edoardo Bove, 22enne centrocampista della Fiorentina, ha parlato dei suoi primi giorni in Toscana nel corso di un'intervista concessa al Corriere dello Sport.

Intervista a Bove  


Come nasce la scelta di Firenze? 
«La definisco scelta di cuore, perché nasce dal progetto che mi hanno proposto i dirigenti viola e dal calore che ho sentito nel presentarmelo che mi ha invogliato subito a dire sì. In più, i fiorentini mi hanno immediatamente fatto sentire a casa ed è una cosa per nulla secondaria per uno come per che per la prima volta si allontanava da Roma». 
 
Firenze e la Fiorentina rappresentano una nuova partenza o un punto d’arrivo? 
«Semplicemente il posto giusto per crescere e per affermarmi in un ambiente in cui c’è tutto: la struttura societaria, il centro sportivo incredibilmente meraviglioso ed immenso che non ho avuto ancora modo di visitare tutto, un gruppo-squadra di ottimo livello, i tifosi. Faccio un esempio: al Viola Park tutti mangiamo insieme in un padiglione centrale». 
 
 
La vittoria contro la Lazio può essere la svolta? 
«Ci ha dato e ci darà consapevolezza ed entusiasmo. Gli errori che abbiamo fatto li abbiamo analizzati e stiamo lavorando per migliorarci. Siamo sulla strada giusta». 
 

 
Palladino allenatore? 
«Allenatore preparato, attento, scrupoloso, si confronta con tutti chiedendo ad ognuno ciò che vuole da lui in campo. Non posso che parlarne bene, altrimenti poi non mi fa giocare. Battute a parte: allenatore e uomo molto giusto anche nei modi». 
 
 
Bove sa come si fa a vincere la Conference League: l’ha detto ai suoi compagni? 
«Non c’è una regola. Le finali sono partite a sé. Devi essere furbo e scaltro per sfruttare le situazioni a favore, devi compattarti e chiuderti per neutralizzare quelle a sfavore. E serve un po’ di fortuna, quella che la Fiorentina non ha avuto nelle due finali disputate». 
 

 Bove trequartista?
«Il calcio moderno ti richiede di giocare in tutte le posizioni del campo per via delle rotazioni e dei movimenti senza palla. La prerogativa principale rimane saper fare le due fasi». 
  
La chiamata di Spalletti è un obiettivo? 
«Sì, è un mio obiettivo. Sarebbe un onore vestire la maglia azzurra dell’Italia. Ma devo riuscirci crescendo nella Fiorentina».