C'è attesa per la sfida di Champions League tra Paris Saint-Germain e Milan che vedrà Gianluigi Donnarumma affrontare da avversario il suo passato. Una sfida nella sfida: ne ha parlato Enzo Raiola, cugino del compianto Mino e braccio destro del noto agente che ha affiancato Gianluigi Donnarumma sin da bambino. In una intervista a Tuttosport, Enzo Raiola ha svelato alcuni retroscena in merito.
Milan-Donnaruma, i retroscena di Enzo Raiola
"Era il 2010 quando Mino, per introdurmi nel mondo del calcio, mi ha detto “Inizia a conoscere un po’ di gente e fallo dal luogo in cui sei nato, perché la cosa più importante in questo lavoro è creare un rapporto di fiducia tra persone, perché un giocatore si deve fidare di te a 360°”. Nel sud, all’epoca, i migliori talenti si trovavano nelle scuole calcio e, grazie a Stefano, un nostro collaboratore che ne gestiva una a Torre Annunziata, mi sono trovato a seguire un match contro il “Club Napoli” dove c’era Gigio che giocava con i ragazzi di tre anni più grandi. Stefano mi aveva già detto che quello era un portiere fuori dal normale: aveva ragione. Così ho iniziato a seguirlo, mentre Mino l’ha conosciuto a Brescia, dove era andato per un provino, quando aveva 12 anni. Per regolamento i ragazzi sotto i 14 anni non potevano trasferirsi fuori regione e dovevano andarci pure i genitori. Mino parlò con papà Alfonso e gli disse 'Lascia stare, tuo figlio è forte e arriverà, non ti preoccupare'".
L'importanza di Mihajlovic
"Già l’anno prima, con Inzaghi, c’era stata la possibilità che debuttasse nell’ultima di campionato con l’Atalanta (30 maggio 2015, ndr). Poi è arrivato Mihajlovic e l’ha preso a cuore perché lui fiutava subito il talento. E qui gliene racconto un’altra: un giorno io e Mino eravamo a Milanello e Sinisa si avvicinò e ci disse: “Mi sono convinto, deve giocare il ‘bambino’...”. Perché in partitella, dove gioca Gigio, gioca meglio la squadra. E succede anche quando inverto i portieri”. E gliene dico pure un’altra: Galliani e Mihajlovic dovettero fare una grande pressione sul presidente Berlusconi per convincerlo. Non perché non credesse in loro, ma perché c’era un signor portiere che era Diego López ed era un bagno di sangue per la proprietà metterlo fuori, visto quanto guadagnava lo spagnolo. Alla fine, ha vinto la volontà di Sinisa e Galliani, Gigio ha debuttato e si è tenuto il posto da titolare, tanto che poi López venne ceduto".
I rapporti e l'addio al Milan
"I rapporti fin lì erano stati tranquilli, poi Maldini e Massara ci dissero: 'non siamo qui per il rinnovo, ma per altro: per noi il capitolo Gianluigi è chiuso perché abbiamo già trovato il sostituto. A Gigio crollò un macigno sulla testa. A gennaio avevamo rifiutato offerte per non tradire il Milan a parte la Juve che avrebbe sistemato la situazione con uno scambio o un conguaglio e dove saremmo andati solo se il Milan non fosse andato in Champions e avesse guadagnato dalla cessione soldi per il bilancio, non avevamo altro in mano".
"Tutte le big erano già sistemate, anche il PSG che da poco aveva rinnovato con Keylor Navas. Ma Mino ha voluto lo stesso giocarsi la carta con Nasser Al-Khelaifi che, una volta capito che Gianluigi fosse libero, davanti a noi ha preso il telefono, chiamato Leonardo per dirgli: 'prendimi Donnarumma. Prima del primo rinnovo poteva andare in 4-5 grandissime squadre, dopo quattro anni quelle squadre non c'erano più. Intanto il Milan non si sapeva dove sarebbe andato a finire e, nonostante questo, non aveva preso impegni con nessuno. Aspetta, aspetta e poi il Milan non ha voluto aspettare lui".