I fantallenatori si attendono tanto da lui. Moise Kean può trovare la sua dimensione alla Fiorentina e può essere un buon nome su cui puntare all'asta, soprattutto in accoppiata con Zapata. Intanto l'ex Juventus si racconta così ai microfoni di Radio Bruno, direttamente dal ritiro della Viola: queste le sue parole:
Fiorentina, Kean si racconta
"A Firenze mi trovo molto bene, i compagni mi hanno accolto perfettamente, non vedo l'ora di iniziare questa nuova avventura qua con questi colori.
L'appoggio dei tifosi durante gli allenamenti? Anche in allenamento devi dimostrare di essere subito pronto.
Il mister? Lavora molto sul campo e pretende molto da noi.
Il gol contro la Reggiana? Era importante "mettere minuti nella tasca" e far vedere che sei pronto.
Le varie esperienze in carriera? Ho avuto la fortuna di giocare in squadre e campionati importanti come la Premier League e il campionato francese, costruendo un po' di esperienza.
Pressione? Io sono qui per giocare a calcio e dare il meglio per la Fiorentina, le pressioni sono altre.
Il rapporto con i compagni? Vado d'accordo con tutti. Alcuni li conoscevo già per la Nazionale, siamo un gruppo giovane e siamo riusciti subito ad instaurare un legame.
I vari record? Se li ricordano in pochi, spero di riuscire a raggiungerne molti altri, spero di partire con una serie di gol.
Le tre finali perse? Adesso sono cose passate, noi puntiamo a fare sempre meglio e io spero di riuscire a dare il mio contributo.
L'esperienza al PSG? A Parigi i grandi campioni come Neymar o Mbappe mi hanno aiutato molto, a fine allenamento mi fermavo con loro e mi hanno dato molti consigli.
Il futuro? Il futuro non lo conosce nessuno, io penso solamente a giocare a calcio e a lavorare duro.
Esultanza in caso di gol? L'esultanza è sempre la stessa, sono giovane, mi piace divertirmi ed esultare come tutti i ragazzi.
I social? A fine giornata, quando sei nel letto e ti riposi, mi piace guardarli. Prima era una cosa impossibile, non c'era. Adesso è un passatempo.
Se mi hanno fatto arrabbiare? (ride, ndr) Era un gioco per bambini, quindi ho fatto vincere loro, perché farli felici è la cosa più importante. Poi se la gente la prende in un altro modo non è un mio problema, perché io ero lì per quello".