Il capitano dell'Inter, Lautaro Martinez, ha rilasciato una intervista al Corriere della Sera in cui analizza il momento della squadra di Inzaghi. Ecco le dichiarazioni dell'attaccante argentino:
Inter: le parole di Lautaro Martinez
"Da piccolo io non avevo niente" - spiega l'argentino in riferimento alla sua rabbia agonistica in campo - "a volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà".
Senta, all’Inter segnano tutti tranne lei. Le pesa?
"Sono un attaccante e vivo per il gol. Però si deve anche analizzare la partita che uno fa. E io in questi mesi sto giocando più lontano dall’area, perché mi piace far salire la squadra: è una cosa che sto aggiungendo al mio gioco e mi sento bene così".
Anche la posizione di Thuram è cambiata di conseguenza.
"Sì, Marcus sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol".
La mancanza di preparazione estiva ha influito su di lei?
"Dopo la vittoria della Copa America sono tornato qualche giorno prima dalle ferie per l’infortunio di Taremi e ho avuto qualche difficoltà: il corpo a volte ti presenta il conto. Adesso però sto meglio".
Che spiegazioni si è dato per il settimo posto al Pallone d’oro?
"Ci sono vari aspetti, ma credo di aver fatto un anno importante, non solo perché sono stato capocannoniere in Copa America e in serie A, ma anche per il modo di giocare".
Si sente sottovalutato?
"A volte sì. Però i trofei di squadra hanno un peso diverso".
Bastoni e Mkhitaryan votano per un’altra finale di Champions, Thuram sogna un altro scudetto. Ma tanto è il capitano che decide, no?
"E io voglio tutto. Quando inizi a vincere, non ti vuoi fermare perché sai quanto è bello essere ripagati del lavoro fatto. E questa mentalità voglio trasmetterla anche nelle partitelle. Ho avuto la fortuna di vincere il Mondiale e pensavo che non ci fosse più niente dopo: ma c’è tanto altro".