Il direttore generale della Fiorentina Alessandro Ferrari ha parlato a "Radio Serie A" dell'inizio di stagione della squadra di Raffaele Palladino, soffermandosi sull'exploit di alcuni singoli come Moise Kean.
Sul nuovo stadio
"La proprietà Commisso da quando è arrivata ha iniziato a mandare questo tipo di messaggi, il primo era lo stadio. Era pronto a spendere milioni per un nuovo stadio, avevamo fatto anche un progetto che tenesse a tutela la parte storica del Franchi. La storia dice che non abbiamo potuto farlo, per una serie di motivi che vanno dalla soprintendenza ad altro. Quindi ci siamo buttati a capofitto su quello che è uno strumento vitale come il centro sportivo. Più che altro è una cittadella dello sport in cui tutta la Fiorentina vive dalla mattina alla sera, sette giorni su sette, con alle spalle un investimento importantissimo. Da un budget iniziale di 60 milioni siamo arrivati ad una spesa finale di 121 milioni".
Sul Viola Park
"Siamo fieri ed orgogliosi di ciò che il presidente è riuscito a realizzare in soli due anni. Ha creato una casa per la Fiorentina che sarà per sempre qua, sarà sempre un luogo di riferimento. Pietro Comuzzo, che oggi è in Nazionale, va a pranzo col ragazzino dell'under 14, 15, 16 o con i dipendenti. Dietro c'è un concetto americano, legato ai campus universitari. Qua non c'è solo il campo o la palestra, c'è assistenza medica, c'è il ristorante, c'è un video center tecnologico. Ci leghiamo anche dei ricavi legati agli eventi, abbiamo creato una community che vive con la Fiorentina e che dà una mano alla Fiorentina, con spazi di confronto e di opportunità lavorative".
Sul vivaio
"Da quando è arrivato il presidente ha sempre detto che avrebbe voluto una squadra con tanti italiani e giocatori del territorio, per diventare anche un bacino importante per la Nazionale. Comuzzo è un esempio e si merita quello che sta vivendo, oltre a lui ce ne sono tanti come Kayode, Martinelli o Ranieri. Questo è un obbligo per una società come la nostra, che ha limiti economici. Crescere giocatori in casa è il futuro. Sappiamo che sono pochi quelli che arrivano effettivamente sui campi di Serie A, noi pensiamo che con gli staff e le strutture che abbiamo, oltre alle strutture e ai valori che cerchiamo di trasmettere".
Su Palladino e Kean
"Siamo rientrati da Atene, ci siamo visti con Commisso e Italiano e ci ha ribadito il suo desiderio di provare a cimentarsi in una piazza diversa. Eravamo preparati, è importante avere risposte e soluzioni. Avevamo già preso in considerazione il profilo di Palladino, abbiamo individuato in lui la persona che potesse portare avanti il lavoro. Con lui c'era e c'è bisogno di tempo: siamo in una buona posizione ma non abbiamo ancora fatto niente di concreto. Il tempo per ora sta premiando il suo lavoro. Kean è la prima cosa che abbiamo fatto: il ragazzo era convinto che Firenze, la piazza ed il mister fossero quelli giusti per ritrovare quelle qualità che ha sempre avuto. Quello che riesce a fare è grazie al gruppo, ai compagni di squadra, al mister che lo ha messo in condizione e ai tifosi che lo hanno abbracciato subito. Nei campi di Firenze oggi l'esultanza più usata è quella di Kean dopo i gol...".