Quando mancano due giorni alla sfida con la Roma, il tecnico del Bologna Vincenzo Italiano è intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport per fare il punto sulla sua esperienza sulla panchina rossoblu.

Bologna, le parole di Italiano

"Sono nel calcio da trentadue anni, la materia è complessa e molto articolata. Col tempo qualche aggiustatina qua e là l’ho data. Quando lavoro sul campo ho le mie certezze, le mie conoscenze. Fuori, alcune insicurezze devo cancellarle. La Fiorentina?Ho cercato di andar via velocemente per non creare problemi. E non avevo mancato di rispetto a nessuno, tantomeno a una squadra, a ragazzi, a una tifoseria, a una città che mi hanno dato tanto. Quelle parole mi hanno sorpreso e fatto male.

Dopo la gara ho fatto le condoglianze a Palladino perché aveva appena perso la mamma e ho espresso il mio dispiacere per quello che era accaduto a Bove. Cos’altro avrei dovuto dire o fare? A chi avrei dovuto telefonare? Il rispetto... Ci tengo a sottolineare una cosa: in otto anni da allenatore professionista non sono mai stato espulso. Ho sempre rispettato colleghi, avversari, tifosi, arbitri. Sul controllo delle emozioni durante la gara si può e si deve sempre migliorare. Non sono certamente l’unico che vive i novanta minuti in modo assoluto. Non ho mai dimenticato una frase di Maradona: “Quando sei in campo la vita sparisce, i problemi spariscono. Sparisce tutto”... Pensa che per merito mio venticinque anni fa fu cambiata addirittura una regola sulle esultanze".

Le difficoltà di sostituire Motte

"Bologna era una delle panchine più bollenti dell’estate, Motta aveva fatto un grande lavoro, il bel gioco, la Champions dopo sessant’anni. Ho parlato più volte con Sartori, che conoscevo, e con Fenucci, sono stati chiari anticipandomi che ci sarebbero state delle uscite importanti e inevitabili. Qui ho trovato un gruppo serio, che ha la cultura del lavoro, forte mentalmente. Thiago e il povero Sinisa avevano piantato radici robuste e profonde...".

La crescita di alcuni calciatori

"Dominguez e Castro su tutti. Il primo è stato una sorpresa, da quando è arrivato a oggi è cambiato anche come atteggiamento, ha personalità, l’uno contro uno, che io cerco di isolare, infiamma il pubblico e a me i giocatori come lui piacciono da sempre, può diventare un top. I progressi di Castro sono costanti, mi ricorda il primo Lautaro".

La partita con la Roma

"Ma Ranieri non aveva attaccato il patentino al chiodo? Ha aggiustato le cose, vinto il derby, ha una squadra fortissima e un giocatore come Dybala che illumina".