Mattia Caldara, difensore del Venezia, ha parlato nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport dopo la rete segnata alla Roma. L'ex centrale del Milan ora si sente al centro del progetto.
Intervista a Caldara dopo il gol alla Roma
Gol alla Roma?
«Quel gol è stato una vera liberazione. Lo cercavo da tempo. Volevo sbloccarmi anche da quel punto di vista, a livello mentale mi ha aiutato tantissimo. E’ stato tutto perfetto per me, finalmente. E anche per il Venezia: rimontare con una grande ci voleva per il morale, perché avevamo perso troppi punti in casa con rivali alla nostra altezza. Ora siamo rientrati in carreggiata per l’obiettivo salvezza».
Caldara dei primi tempi dell’Atalanta, è d’accordo?
«Si, è stato un percorso di crescita. Questa è stata la gara più importante per me, oltre che per la squadra, per tanti motivi. Il mio obiettivo è migliorare di partita in partita per arrivare ai livelli di prima. Ora so che grazie al Venezia e a Zanetti posso diventare anche più forte di prima. Perché sto imparando tanto, mi trovo bene anche a giocare con la difesa a quattro. Zanetti è un tecnico davvero bravo, mi sta facendo diventare un calciatore completo. Con lui ho imparato quanto sia importante il gioco dal basso per poi sviluppare azioni d’attacco, trovar spazi tra le linee ed essere in grado di mettere gli attaccanti nelle condizioni di andare all’uno contro uno».
Caldara sui momenti difficili
Ai primi tempi dell’Atalanta conquistò anche la Nazionale, poi il buio, ha pensato di arrendersi?
«No anche se ho avuto infortuni uno dietro l’altro, e gravi. Per rientrare ci mettevo sempre qualche mese e ogni volta che mi sentivo vicino a stare bene arrivava un altro k.o. più pesante. Questa cosa l’ho subita mentalmente, non lo nego. Non è stato per niente facile, ma dentro di me c’è sempre stata la speranza che una volta che avessi raggiunto un certo equilibrio psico-fisico, sarei tornato quello dell’Atalanta».
Caldara sul ritorno all'Atalanta
Atalanta un anno fa?
«In quel periodo lì non riuscivo a dare quello che volevo. Non ero pronto mentalmente e poi è arrivato anche l’infortunio al tendine. Senza continuità è dura. Allenarsi è un conto, giocare partite è un altro».