Da uno come Christian Eriksen ci si sarebbe aspettati di più. Il colpo del mercato di gennaio targato Inter non ha portato i frutti sperati, e gli ingressi nei minuti finali contro Napoli e Atalanta, due sfide dal valore simbolico e di classifica comunque importante, sono stati il sipario di una metà stagione che ha certamente deluso le alte aspettative che un colpo del suo livello aveva inevitabilmente generato.
I numeri di Eriksen con l'Inter
Nonostante sia sceso in campo in tutte e 17 le partite per cui è stato disposizione, la media di minuti a partita giocati da Eriksen è decisamente bassa, poco più di 41. Questo perché solo otto sono state le partite da titolare giocate durante la seconda parte della stagione, e tra queste solo due per gli interi 90 minuti a disposizione. 701 minuti complessivi, frutto anche di quei pochi scampoli che specie nel finale di stagione gli sono stati concessi: contro Verona e Torino prima, Napoli e Atalanta poi Eriksen è stato in campo per appena 5 minuti o anche meno.
Qualcuno ha parlato di umiliazione da parte di Conte, ma al di là dei titoli che inevitabilmente vanno a ruba in un momento storico in cui la tensione in casa Inter è altissima è innegabile che l'acquisto di Eriksen abbia posto diversi interrogativi circa la sua compatibilità con metodologie e gioco di quello che, almeno per il momento, continua ad essere il tecnico dell'Inter.
Conte - Eriksen: sono compatibili?
Preso per dare una maggior qualità al centrocampo, l'arrivo di Eriksen è coinciso con la definitiva uscita di scena di Stefano Sensi. Inizialmente i tentativi registrati sono stati quelli per un inserimento del danese in un centrocampo in linea, ma dopo poche partite è stato chiaro a Conte di come la posizione di Eriksen accanto gli altri centrocampisti depotenziasse le enormi qualità del giocatore.
Al punto tale che da un certo punto della stagione in poi - salvo l'ultima eccezione con l'Atalanta dove si è ritornati ad un 3-5-2 più classico - Conte ha iniziato ad impiegare con sempre maggior frequenza il trequartista, utilizzando non solo Eriksen in quella posizione: più avanzati rispetto ai due interpreti di centrocampo hanno giocato anche, a turno, Borja Valero, Barella e Brozovic. Che Conte non abbia provato a far sentire a proprio agio Eriksen, insomma, è una considerazione che può essere archiviata con una certa tranquillità.
“Sta cercando di dare il suo meglio e noi facciamo il possibile per metterlo nelle migliori condizioni. Si è inserito, è al centro del nostro gioco e quando non è in possesso è libero di muoversi come vuole”
Antonio Conte su Eriksen
Delusione Eriksen: lo dicono le statistiche
Al di là dei numeri relativi alle presenze, stupiscono anche quelli relativi a quanto prodotto in campo, una fotografia di un impatto che, oggettivamente, non è stato all'altezza della sua fama. Appena 15 tiri totali, l'82% di passaggi riusciti ed anche le occasioni create, 22, potevano essere di più.
Tutto questo si è tradotto in una media voto del 5,92 e in una fantamedia del 6,31 frutto di un gol segnato, da subentrano nella goleada contro il Brescia, e due assist.
Il futuro di Eriksen
Difficile prevederlo, ma un addio all'Inter avrebbe del clamoroso. Semplicemente, a prescindere dall'allenatore, il percorso che dovrà fare il danese sarà di sacrificio e intelligenza, qualità di cui è certamente dotato. E' palese che il calcio italiano e quello di Conte abbiano presentato per lui delle difficoltà con cui confrontarsi, anche se i grandi campioni raramente falliscono due volte.
E Christian Eriksen, fino a prova contraria, un campione lo è per davvero.