Danilo, difensore della Juventus, ha parlato nel corso di un'intervista concessa al canale Youtube della Juventus. Queste le parole del difensore bianconero alle prese con un infortunio.

Intervista a Danilo

Parlare con il portiere? «La cosa più importante per i difensori, e anche per i portieri che stanno dietro, è la comunicazione».

Errori? «Come ritrovare la concentrazione dopo un errore? Gli errori capitano sempre, è impossibile giocare a calcio senza sbagliare. L’importante è pensare subito alla prossima azione».

Riti scaramantici? «Se ho dei riti scaramantici? Prima di entrare in campo faccio venti respiri veloci, mi tocco tre volte la fronte e dò un bacio al mignolo».

Danilo sulla sua esperienza


Avversario più difficile da marcare?  «Chi ho fatto più fatica a difendere? Neymar, è troppo forte»

Passione?  «Penso già da quando ero nella pancia di mia mamma. Da piccolo ero sempre col pallone tra i piedi, andavo a calciare contro i muri insieme a mio padre».

Consigli?  «Come difensore devi lavorare sempre sulla concentrazione. Per essere coraggioso e concentrato io parlo tanto in campo, dando indicazioni ai miei compagni. Consiglio da capitano? Il capitano dev’essere sempre a servizio della squadra, ad aiutare i propri compagni. La fascia deve darti la motivazione per non mollare mai, devi essere un esempio».

Chi tifavo da bambino? «Il Flamengo. Se ho mai giocato in altri ruoli? A dieci anni facevo il portiere, poi mi dissero che non sarei cresciuto tanto in altezza per ricoprire quel ruolo e pertanto ho giocato anche come terzino, mediano e attaccante. La cosa più importante è giocare bene a calcio, il ruolo non conta».

Numero sei?  «Innanzitutto perché è un numero importante della storia della Juventus, indossato da un grande capitano come Scirea».

Dopo il ritiro?  «Sicuramente voglio andare all’università per studiare psicologia, poi voglio aiutare i bambini nel calcio. Forse farò l’allenatore».

Danilo sul ruolo

Ruolo?  «Perché i centrali, nel calcio di oggi, sono quelli che hanno di più il pallone tra i piedi. A me piace avere sempre il pallone, iniziare il gioco e guidare la squadra».

Prima gara in Italia?  «È stata bellissima: sono entrato contro il Napoli e dopo undici secondi ho segnato. Come mi sono sentito dopo essere stato nominato capitano della Juventus? Molto orgoglioso, è una grande responsabilità perché ti guardano persone da tutto il mondo».