Fu nell’ottavo secolo che Musa ibn Nusayr fece breccia coi suoi 18mila uomini nel bel mezzo di Siviglia, conquistando la città e l’intera Andalusia. Il comandante yemenita attraversò lo Stretto di Gibilterra, Mourinho mira verso l’Ungheria per un nuovo sogno di gloria.
A Budapest con i maestri della competizione. Nella finale di Europa League la Roma trova il Siviglia delle meraviglie. Dal 2006 al 2023 sette finali. Le sei precedenti tutte vinte. Gli spagnoli detengono il record di successi di quella che un tempo si chiamava Coppa Uefa prima che assorbisse la vecchia Coppa delle Coppe. Lo scorso anno i giallorossi conquistarono la Conference League, alla sua prima edizione. Quest’anno Mourinho, già vincitore di due edizioni dell’Europa League (col Porto e col Manchester United), ha condotto la Roma a un’altra finale europea. Stavolta di rango superiore, per un trofeo che nella capitale fino a questo momento non è mai arrivato.
Quando ad avere l’occasione di vincerlo è stata una delle due romane, a fare da carnefice è sempre stata un’italiana. Sempre la stessa. L’Inter. Prima vincitrice dell’edizione 1990\91, proprio sulla Roma nella doppia finale di Coppa Uefa, e poi nuovamente vincente nella finale di Parigi del 1998, questa volta a danno della sponda biancoceleste della capitale. Lazio battuta 3-0. Grazie all’esperienza dello Special One, la Roma conquista una nuova finale europea, la seconda consecutiva, e proprio con la squadra più titolata della storia della competizione. E saranno in molti a confidare proprio nelle celebri ed efficaci letture di Mourinho di certe sfide per sperare di portare a casa un titolo tanto desiderato dalla sponda giallorossa capitolina.
I biancorossi di Spagna nelle finali precedenti hanno battuto squadre del calibro di Benfica, Liverpool e della stessa Inter, battuta nel 2020 per 3-2 a Colonia. Gli uomini di Mendilibar, che in semifinale hanno avuto ragione di un’altra italiana, la Juventus, da molti anni sembrano aver stabilito un rapporto speciale con l’Europa League. Ogni volta riescono a sfoggiare grande personalità e ottimi livelli di gioco. Il Siviglia ha inoltre conquistato questo trofeo per tre anni consecutivi (altro record) dal 201 al 2016 e per altre due edizioni consecutive (2006 e 2007).
Gli andalusi giocano un calcio fondato su principi tipici del calcio spagnolo. Possesso palla, baricentro alto e fraseggi rapidi, con frequenti sovrapposizioni sulle corsie laterali. Un 4-2-3-1 duttile si trasforma in 3-2-4-1 in fase di possesso, affidandosi alla spinta di uno dei due terzini, Acuna o Navas, per aumentare il raggio di circolazione di palla coi mediani e gli esterni offensivi. Questo meccanismo privilegia la possibilità di crossare (il gol decisivo nella semifinale con la Juventus è arrivato così) e di trovare la sponda o la conclusione a rete delle punte. Tra i mediani Gueye è quello che ha maggiore propensione offensiva, in un sistema di gioco in cui le punte tendono a staccarsi spesso in fase di non possesso per poter sviluppare più rapidamente la possibilità di contropiede.
La finale di Budapest potrebbe presentare un copione tattico col Siviglia più padrone del gioco e la Roma più orientata a mantenere equilibri tattici serrati e prudenti. Tuttavia molto dipenderà anche da aspetti poco prevedibili e da eventuali episodi. Retorica vuole che si definisca così, “semplicemente” finale. Di fatto, la storia di queste partite insegna che l’imprevedibile può prevalere su tutto il prevedibile. Da una parte la storia, dall’altra il desiderio di entrarci.