I precedenti tra Italia e Spagna dicono di un equilibrio quasi assoluto. Nelle competizioni ufficiali gli spagnoli sono avanti di un confronto, ma nel computo generale hanno battuto gli azzurri una volta in più ai calci di rigore. Di fatto nei 90 e nei 120 minuti l’Italia e le furie rosse sono appaiate con quattro successi a testa e altrettanti pareggi.
Agli europei la nazionale tricolore è avanti di una vittoria. Anche se a distanza di tempo il ricordo della finale persa per 4-0 per mano degli iberici è ancora vivo e bruciante. La richiesta di fermarsi davanti all’impossibilità di arginare il dominio spagnolo è un momento che nella storia del calcio italiano non può essere facilmente dimenticato. Il doppio lato del fair play serbò in quel frangente il suo volto beffardo e umiliante, poi riscattato con la rivincita proprio nell’ultimo europeo, quello conquistato dagli azzurri nella finale con l’Inghilterra.
Allora l’Italia eliminò proprio la Spagna nella semifinale decisa ai calci di rigore. Una vendetta sportiva ancora più bruciante di quella consumata nel campionato europeo del 2016, quando gli azzurri riuscirono ad avere ragione sui campioni in carica agli ottavi di finale.
Una rivalità antica quella tra spagnoli e italiani. La sfida più affascinante del Mediterraneo affonda le sue origini nel 1934, quando un gol di Meazza decise la ripetizione dei quarti di finale dopo il pareggio della prima partita. E l’Italia divenne campione del mondo. Dai primordi dell’albo d’oro del campionato del mondo, passando per le prodezze di Vialli, Baggio e Torres, l’Italia del pallone ha sempre saputo tenere testa al calcio spagnolo. Una rivincita politica a dispetto dei domini che la corona d’Aragona ha imposto alla Penisola già nel tredicesimo secolo, passando per gli accordi di Cateau-Cambrésis, fino al viceregno borbonico conclusosi all’alba dell’unificazione.
“Per me è tra le partite più importanti della mia carriera”. Luciano Spalletti sente il prestigio e il valore di una gara che in caso di vittoria condurrebbe gli azzurri al passaggio aritmetico del girone addirittura con la certezza del primo posto con un turno di anticipo. È chiaro che alla Veltins-Arena di Gelsenkirchen anche un pareggio avrebbe un valore molto importante, perché porterebbe l’Italia a disporre di due risultati su tre nell’ultima partita da giocare con la Croazia.
Calcoli a parte, il ct azzurro conosce soprattutto il significato psicologico di una partita così. Sono in gioco le gerarchie mentali di un campionato europeo in cui finire al comando un girone così candiderebbe l’Italia tra le grandi favorite.